I concerti del Tursport, stili di vita e società degli anni Ottanta

Rivive in un libro documentaristico l’era della musica new wave a Taranto e nella provincia italiana.

Ancora oggi, in effetti, quando un qualsiasi ragazzo vissuto a Taranto negli anni ’80 sente proferire la parola “Tursport”, automaticamente pensa ai concerti e alla musica new wave, nonostante siano trascorsi oltre vent’anni. E la sera dei Simple Minds se la ricordano tutti.

Corriere del Giorno
03.07.2007

Lo hanno intitolato semplicemente: “80, New Sound, New Wave”, ma il sottotitolo rivela propositi sociologici e voglia di revival: “Vita, musica ed eventi nella provincia italiana degli anni ’80”.

L’idea è stata coltivata per anni da Giuseppe Basile, tarantino trapiantato ormai da vent’anni in Emilia Romagna, avvocato e cultore di rock e sociologia musicale. Ha raccolto fotografie, registrazioni, filmati e interviste rievocativi di una stagione che proprio a Taranto aveva prodotto dei frutti inattesi, ma che poi venne archiviata in fretta.

“Noi non abbiamo mai avuto una cultura della conservazione dei nostri ricordi”, dice l’avv. Basile, “anzi, spesso tendiamo a sminuire e svalutare anche le cose belle che tante volte realizziamo. Dal 1982 al 1987 il Tursport di Taranto fu un luogo di autentica cultura e promozione musicale come Taranto non aveva mai avuto e una stagione così non si è più ripetuta”.

Il volume si incentra infatti sulle storia legate ai concerti che si tennero in quegli anni al Tursport, alcuni dei quali sono rimasti nella memoria collettiva come eventi mitici, rappresentativi di un’epoca, della giovinezza, di atmosfere sociali e locali. A distanza di 25 anni, negli ambienti degli appassionati di musica e non solo, si parla ancora del passaggio da Taranto anche le cose belle dei Simple Minds, degli Ultravox, dei New Order, di Siouxsie, e sono in molti quelli che nel libro rievocano episodi, storie e testimonianze di quella permanenza.

“Fu un momento particolarmente felice per la musica a Taranto” – dice Marcello Nitti, promoter di quei concerti al Tursport e oggi coautore del libro – “perché si riuscì a trarre vantaggio dalla necessità che alcune piccole agenzie musicali emergenti manifestavano in quegli anni: c’era una nuova scena musicale da promuovere e da lanciare, e i promoter andavano alla ricerca di un nuovo pubblico, ma anche di nuovi spazi, specie in provincia”.

7 Luglio 1983. I Simple Minds. Apoteosi new wave nella Taranto degli anni ’80.
C’era il mondo quella sera al Tursport. E i nostri musicisti di allora, veri o presunti, erano tutti lì, sotto il palco, a respirare l’aria magica di quella nuova scena artistica. Oggi molti di loro non suonano più, eppure durante gli anni ’80 era frequente incontrarli nei club locali, nei pub, nelle rassegne estive, ai concerti di “Taranto e il Mare” della Villa Peripato, o in giro per l’Italia. Parliamo dei Panama Studios, dei Central Unit, dei Vena, Koramina, Garden Sinclair, Haver Macht.
C’è chi ricorda i Lilith, o The Act, c’è chi favoleggia sui loro raduni al Teatro Verdi di via Pupino, all’Arena Artiglieria, o addirittura a Pordenone per un meeting
punk-new wave tra le band locali di Taranto e del Friuli. Altri tempi. Sembra passato un secolo, eppure per qualcuno sembra ieri.

La musica di quegli anni è stata raccontata dai protagonisti della scena locale jonica con una tale intensità da farne rievocare quasi il profumo: segno, questo, dimostrativo di una passione autentica. Ancora oggi, in effetti, quando un qualsiasi ragazzo vissuto a Taranto negli anni ’80 sente proferire la parola “Tursport”, automaticamente pensa ai concerti e alla musica new wave, nonostante siano trascorsi oltre vent’anni. E la sera dei Simple Minds se la ricordano tutti: persino chi non lì riuscì a vedere: ci fu chi non fece in tempo a guadagnare l’ingresso, chi restò fuori dai cancelli del palazzetto di San Vito, stracolmo e avvolto da un caldo torrido di quelli che non dimentichi più. Quella musica ha imperversato a Taranto sino ad oggi, sulle spiagge, nelle discoteche: un tormentone.

Jim Kerr, il leader della band, era giovanissimo. I ragazzi del Tursport si contesero i suoi autografi, lo travolsero di affetto e passione, c’è chi narra persino di qualche prosperosa groupie locale che riuscì a intrufolarsi nei camerini, ma il vero colpo lo fece Claudio Frascella, giornalista navigato negli ambienti musicali
e oggi direttore di Publiradio. Sequestrò la macchina fotografica a Marcello Nitti, anch’egli giovanissimo e timoroso di osare troppo, la puntò contro Jim Kerr, gli mise il “Corriere del Giorno” in mano e scattò la foto che ha fatto epoca. “La macchina fotografica e la pellicola sono di Marcello, ma lo scatto è il mio. Pretendo che lo si dica!” , dice oggi Frascella.

Quella sera al Tursport i ragazzi di Taranto assistettero un evento che sprigionava ottimismo nel futuro, slanci sociali e propositi di riscatto. Sembrava
che una nuova città fosse pronta a decollare, una Taranto moderna, con la voglia di diventare grande, capace di realizzare grandi eventi, musicali,
artistici, ma non solo. Fu una sensazione che si perpetuò ancora per qualche tempo, anche quando nell’anno successivo vedemmo arrivare gli Ultravox sempre al Tursport. Titoli a tutta pagina, interviste, grandi Mercedes innanzi all’Hotel Delfino e una folla da stadio ad attenderli. Taranto fu la sede prescelta
dai manager come prima data di una tournee europea che poi consacrò la band ai vertici internazionali.

Quando però la loro musica si consolidò e si affermò sui mercati internazionali la new wave ormai era divenuta un fenomeno commerciale di largo consumo e non c’era più bisogno di una “provincia sperimentale”, di banchi di prova e ribalte di periferia (quali erano quelle che i manager dell’epoca ricercavano, anche dalle nostre parti). La new wave aveva ormai superato, e brillantemente, la prova del fuoco, quella degli esordi nei piccoli centri e tornò nei binari più
collaudati e confortevoli delle grandi aree metropolitane. Non c’era più bisogno di arrivare sino a Taranto per promuovere certi artisti. Ormai la new wave si vendeva da sola. E in quel momento anche i nostri sogni di gloria si mostrarono per ciò che realmente erano, effimere speranze di una città alla ricerca di nuovi orizzonti.

“Oggi le agenzie non rispondono più neppure alle E Mail che inviamo”, dice Marcello Nitti, che saltuariamente ancora ci prova a realizzare eventi musicali dalle nostre parti (ultimo è stato quello dei Tuxedomoon lo scorso anno al Palamazzola). Ma va anche detto che se da una parte manca una certa  disponibilità dei grandi promoters, dall’altra vi è anche una città in cui le persone come Rocco Ture sono sempre più rare. Se il Tursport rappresentò
un centro di aggregazione musicale (oltre che sportivo) lo si doveva anche a una lungimiranza e disponibilità al rischio tipica di personaggi che sapevano osare, qualità che oggigiorno, in tempi di dissesto, emergono con fatica e difficoltà.

 

Ottanta, voglia di new wave …

Corriere del Giorno
08.09.2007
Peppe Basile e Marcello Nitti domenica 9 alle 18,30 al Tursport.
Nel loro libro gli anni storici per la musica a Taranto. Vita, musica eventi della nostra provincia. Raccontati da un appassionato spettatore di quei tempi, oggi titolare di un affermato studio legale a Modena, e da un operatore culturale, all’epoca collaboratore del ‘Corriere?. I blitz, gli scoop, le foto rubate da Claudio Frascella, Daniela Pinna su assist dell’insostituibile icona del complesso sportivo e turistico di San Vito. Altri tempi, da Francobandiera ad Anzoino.

7 luglio 1983, i Simple Minds, titolo a tutta pagina per un articolo scritto a quattro mani da Claudio Frascella e Marcello Nitti. Quella stessa copia che Frascella passò per un attimo a Jim Kerr, leader della formazione scozzese, per immortalarlo con la macchina fotografica di Nitti. E’ uno degli episodi del libro “80 New Sound, New Wave – Vita, musica ed eventi nella provincia italiana degli anni 80″ scritto da Giuseppe Basile e Marcello Nitti. Il primo, avvocato trapiantato a Modena, con una passione sfrenata per la musica e i ricordi; il secondo, operatore culturale e musicale, collaboratore per anni del ‘Corriere” proprio negli anni descritti nel libro che i due autori presenteranno domenica 9 settembre alle 18.30 al Tursport. E dove sennò.

Quegli ’80 al Corriere diretto da Riccardo Catacchio erano i tempi di un serrato gioco di squadra. Pomeriggio al Tursport di San Vito, incontro con gli artisti e poi di corsa in redazione, perchè i lettori del nostro giornale leggessero all’indomani l’intervista esclusiva rilasciata dagli artisti che facevano tappa a Taranto.

Nitti era la rappresentazione del detto “dal produttore al consumatore”. Marcello, professione disc-jockey, prima a Radio Taranto, poi al Tursport. Nel popolare complesso sportivo e turistico Marcello  si muoveva come fosse casa sua. Per qualsiasi cosa organizzasse, godeva della cieca fiducia di Rocco Ture, il patron dello scenario nel quale si svolgevano gli eventi. Ture confessava la sua ingenuità in fatto di artisti inglesi o giù di lì. Marcello non tradiva le aspettative: la struttura di S.Vito faceva ‘sold out’ di eventi e di artisti internazionali: Simple Minds, appunto,  Siouxsie & The Banshees, Ultravox, Sound, Cult e tanti altri. Pienone, cinture di auto  dalla provincia, da Bari, Brindisi, Matera, Potenza, Cosenza, Campobasso. Non si contavano gli appassionati di rock che arrivavano dal giorno prima nella periferia della città.

Altri tempi, quelli che, si diceva, con pazienza certosina ha messo in fila Peppe Basile con l’ausilio di Nitti, memoria storica di una “new wave” soffiata a Bari. Altri tempi, appunto. Le pagine del Corriere, fra Concerti sull’erba di “italsiderina” memoria, e nottate al Tursport al suono di “New Gold Dream” e “Vienna”, “Kaleidoscope” e “Love”, erano strapiene di eventi. Oggi riflettiamo di cosa fosse inconsapevole protagonista la nostra città. Un periodo brillante mai più ripetuto. Basti pensare come quest’anno al pari di altri anni aridi, la città sia rimasta a secco di concerti.

Di quella redazione, guidata da Antonio Bignardi, oggi direttore del Televideo Rai (già vicedirettore del TG2 Rai), facevano parte oltre ai già menzionati Nitti e Frascella, anche Massimo Martellotta, il compianto Piero Bruno, Valerio Dehò, Alfonso Pozzi, Josè Minervini, Daniela Pinna, il fotografo Carmine La Fratta. Pinna, per esempio, curò l’intervista a Siouxsie, Nitt a Sound e Cult, Frascella a Simple Minds e Ultravos. Gioco di squadra, si diceva.

Il giorno dopo l’evento, le locandine esposte nelle edicole, in prima pagina lo strillo dello scoop. Nulla sfuggiva, dalla cultura agli spettacoli, dal teatro alla musica, proseguendo nelle sale cinematografiche (tante all’epoca). Poi sono finiti gli eventi, le sale cinematografiche, le arene, i teatri hanno tirato giù la saracinesca, gli spettacoli a Taranto sono diventati routine. Poca cosa rispetto a quella new wave culturale, dai Peppino Francobandiera (Concerti sull’erba, rassegne cinematografiche d’essai per l’Italsider) ai Tommaso Anzoino (Taranto e il Mare per il Comune) tanto che rileggerla oggi fa una certa nostalgia.

Di quell’epoca resteranno i ricordi, ieri scolpiti nella memoria degli ex ragazzi, oggi sostanziati da un libro e decine di foto. A cominciare da quella con copia del Corriere autenticata da Kerr, che fa bella mostra sulla copertina del libro, di un titolo che da solo racconta la storia musicale attraversata in quegli anni da Taranto: 7 luglio 1983, i Simple Minds.

 

’80, New Sound, New Wave – la Recensione di Sentireascoltare.com

La recensione al libro ” ’80, New Sound, New Wave” pubblicata sul sito sentireascoltare.com

di Stefano Pifferi
1° marzo 2009.

“Di sguardi sulla wave, anche obliqui o trasversali o paralleli e particolari, ne sono circolati molti negli ultimi anni. Anche in Italia. Soprattutto durante il revival cui siamo stati sottoposti in questi anni 00 a base di emul-rock commerciale e becero, rivisitazioni genuine e spontanee o celebrazioni à la page e nazional-popolari. Mai però ci si era trovati di fronte ad una indagine – un libro nello specifico – che trattasse quel periodo d’oro limitandone il raggio d’azione alla provincia meno cool (oggi come ieri) della periferia dell’impero di certo rock.

Cosa buona e giusta, a dir la verità. In primo luogo perché dimostra passione, tanta, forse troppa visto poi il disgregarsi di certe forze, sia all’epoca delle vicende narrate – immaginate cosa significasse quasi trenta anni fa sbattersi per organizzare concerti nel sud d’Italia – sia nell’attualità della nascita di questo ’80 New Sound, New Wave, lavoro certosino e immaginiamo difficilissimo di reperimento delle fonti da parte di Giuseppe Basile (prevalentemente testo) e Marcello Nitti (prevalentemente immagini e foto). Due protagonisti diretti di quella epopea, sconosciuta ai più in verità, che vide i più grossi nomi della wave d’oltremanica calcare i palchi improvvisati di Taranto, estremo sud dello stivale, all’epoca dei fatti ancora al limitare dell’illusoria tendenza espansionistica che certe industria pesante (ma non pensante) prometteva senza poi mantenere.

Taranto, luogo ameno, non proprio votato alla musica, specie a quella d’avanguardia come sottolinea Basile nella prefazione, si risveglia però proprio sull’onda di quella nuova onda; la sua gioventù assetata di novità, di input, di ancore di salvataggio sembra rinascere proprio attraverso quelle musiche allora di confine dimostrando una vitalità, una sorta di coscienza identitaria connessa a “una musica di nicchia che usciva dalla nicchia”, a tutt’oggi invidiabile.

Proprio nel taglio insieme documentaristico e sociologicamente altro del libro risiede lo scarto maggiore e il pregio principale di questo ’80 New Sound, New Wave. Se da un punto di vista prettamente sociologico i due autori, procedendo per immagini e parole, sembrano sottolineare in senso positivo, quasi rivendicandola, proprio la matrice “provinciale” del lavoro, attenta cioè ad indagare lo stretto legame tra provincia e mondo musicale in espansione; da quello più squisitamente documentaristico forniscono non la solita, trita e ritrita riflessione sulla wave (electro, dark, gothic, post-punk che sia). Bensì, una indagine “quotidiana” della passione musicale che bruciava in quei primi anni ’80.

Ricordi, memorie, chiacchiere in libertà con i protagonisti di quel periodo. Legami intensi, fili interrotti o ripresi, revival nel senso etimologico del termine che ha il pregio di farci (ri)vivere aneddoti e momenti sinceramente interessanti (comici e/o seri) su artisti del calibro di Simple Minds e Bauhaus, Siouxie e New Order tra i tanti. Oltre che mostrarceli, miti de-mitizzati, giovani tra i giovani, nella quotidiana vita della rockstar in provincia. Due su tutte: i Cult a cena nel ristorante del Tursport, il centro sportivo teatro della maggior parte degli eventi narrati, come una qualsiasi comitiva di ventenni; o i Bauhaus goffamente intenti a giocare a calcio, gotici e emaciati come d’ordinanza, nel campetto del suddetto centro sportivo.

Un libro da leggere e guardare, insomma, ma anche, perché no?, per riflettere sull’importanza della wave primigenia”.

Articolo su sentireascoltare.com
https://sentireascoltare.com/recensioni/giuseppe-basile-marcello-nitti-80-new-sound-new-wave/ 

80 NEW SOUND, NEW WAVE. La recensione di Ondarock

La recensione di Ondarock.
2008
di Mimma Schirosi

Titolo: 80, New Sound, New Wave – Vita, musica ed eventi nella provincia italiana degli anni 80
Autori: Giuseppe Basile, Marcello Nitti
Edizioni: Geophonie, 2007

Parlare di Taranto, negli anni 2000, pare azione quanto mai impavida e, nella maggior parte dei casi, carica di sdegno, per le tristi vicende politiche che, negli ultimi due anni, hanno restituito l’immagine di una città segnata dal “tutto da perdere”, anche per chi ancora nutrisse qualche speranza di riscatto da un eco-mostro siderurgico e da amministrazioni in assoluta discesa etica e culturale.
Le risposte, oggi, potrebbero essere riassunte in una sola, mortificante parola: fuga. Esaurita ogni energia positiva, la popolazione più giovane rinuncia alla riedificazione di un fantomatico “nuovo”, per proiettare le proprie ambizioni in territori nazionali e internazionali dotati degli elementi basilari per una più semplice forma di sopravvivenza.
Le città portuali, sin dai tempi più remoti, portano con sé l’afflizione di un costante contrasto tra bellezza spudorata, legata alla peculiarità del mare, e degrado sociale. Quasi per una sorta di incantesimo, le identità divengono drammatiche, esasperate, a volte grottesche, i movimenti arroccati su di un’orgogliosa identità di “classe”, i fenomeni di costume rigettati a priori, oppure anticipati, anche rispetto ai grandi centri di là a nord. Tutto ciò che accade, si dispiega, in questo tipo di centri, in maniera spesso del tutto singolare, nel bene e nel male.

Giuseppe Basile e Marcello Nitti, affondando le mani nelle acque torbide, oltraggiosamente e più volte rimescolate da personaggi di dubbia umanità (ché, a volte, i cattivi paiono i “deformi” di una civiltà aliena), operano paziente e meticolosa azione di pulizia, per restituirci una galleria che, procedendo attraverso il flashback visivo e verbale, a noi trentenni divoratori e ricercatori di suoni, pare un “ritorno al futuro” che agogniamo sin dall’adolescenza, tanto per la nostalgia di un’infanzia incuriosita dalle note gommose di una “Don’t You Want Me?” e dal brividino sulla schiena di fronte ai frames di un Robert Smith chiuso nell’armadio di “Close To Me”, quanto per la desolazione di un presente “musicale”, un movimento di intelletti, volontà, abnegazioni assolutamente da costruire in prima persona.

“80, New Sound, New Wave”, è una micro-storia di vittoria sui tempi, uno strabiliante documento di intuizione di quella che, per i più, sarebbe diventata una moda, vissuta nelle sue forme più vistosamente esteriori, un sentire comune rispetto a quella fascinosa weltanschauung che sottendeva a un’espressione musicale in rotta con le singole sfaccettature delle epoche precedenti.
Partendo dalla scena locale, l’elogio del telefonino veniva sostituito dalla sperimentazione con il synth, mutuando dagli anni 70 l’afflato più minimale, futuristico e glaciale.
Questa piccola comunità di ambiziosi mutanti inizia a muoversi intorno alla figura di due band dalle discrete fortune, i Central Unit e i Panama Studios. Tute metalizzate, trucchi iridescenti, pose provocatorie nella forma, David Bowie, Kraftwerk, Talking Heads, Devo, Pere Ubu, nella sostanza. E come da una fertile progenie, iniziano a fiorire altre realtà che vanno specificandosi in morfologie legate, invece, al movimento dark tout court (Bauhaus, Siouxsie and the Banshees, Cure), come i Lilith e i Vena.

Il centro del tutto è una piazza, un negozio di dischi e uno di abbigliamento. Le conversazioni, gli scambi di materiale, la condivisione avvengono vis à vis o, al massimo, attraverso quella accettabilissima comunicazione via etere costituita dalle radio libere, con alcuni, illuminati speaker che si fanno portavoce di queste nuove espressioni musicali.
Il bisogno di vivere da vicino l'”evento”, non solo per evitare la noia di centinaia di chilometri da macinare in auto, ma quale forma di naturale espressione di un circuito sociale e culturale che si era guadagnato ogni rispetto nelle piazze più “alternative” del paese, fa sì che si superi la fase di temerarietà propria dei principianti, per osare ciò che oggi pare impossibile: Bauhaus, New Order, Simple Minds, Ultravox, Cult, The Sound, Siouxsie and The Banshees e Style Council, in una manciata di anni dal 1982 al 1987.

Oggi, usufruendo di quel che resta di un territorio inginocchiato, mentre passeggiamo sulla battigia, riesce a materializzarsi la figura di Bernand Sumner che, dopo il glorioso concerto in città, resta folgorato dalla limpidezza dell’acqua jonica sino a scriverne in “The Beach”. Oppure, recandoci in auto alle ormai elitarissime dance hall indie-rock, ridiamo in faccia alle sbarbine vestite di bianco, in fila davanti alla discoteca Canneto, ripassando con la memoria visiva le foto di Siouxsie di rosso vestita che, nello stesso posto, più di vent’anni fa, riuscì a mettere all’angolo una clientela ordinaria e snob. E caricando nelle nostre playlist i Sound, quasi ci imbarazza appartenere a una generazione che scavalca la consolle per domandarci “che fighi… chi sono questi?”.

Il senso del nostro ritorno al futuro, del nostro viaggio a ritroso in un passato di cui custodiamo una memoria bambina, della speranza che giunga una nuova onda capace di battere sui tempi il resto del paese, dandoci la forza di restare, è tutta lì: nelle foto di Peter Murphy che gioca a tennis sui campi del “tempio” Tursport, crocevia e cuore di queste vicende, nell’immagine di Siouxsie che boccheggia come un pesce provocando gli astanti del Canneto, nello sguardo carico di ogni emozione di Adrian Borland, nella libertà degli uomini di usare l’eye liner per andare a ballare alla discoteca rock “Penthouse”, apripista del felice susseguirsi di eventi in quel quinquennio.

Operazione nostalgia? Potrebbe darsi. Ma la nostalgia ha il gran pregio di recare con sé la memoria, di ricordarci quanto la storia non segua un percorso necessariamente lineare, né sempre accidentato, e quanto, a volte, possano nascondersi delle piccole gallerie di intoccabile valore anche nelle pieghe di minuscoli centri urbani, sventrati selvaggiamente dalla miseria culturale degli “alieni deformi”, ma scelti dal Caso per la caduta prima di strabilianti meteoriti.

“Torneranno i tempi (?)” (cit. riveduta e corretta).

https://www.ondarock.it/speciali/newsound.htm
Mimma Schirosi © Ondarock

’80, New Sound, New Wave – Recensione sulla Gazzetta del Mezzogiorno

Gazzetta del Mezzogiorno
9 settembre 2007

Amarcord anni ’80
La musica “New Wave” e la nostra provincia in un testo di Basile e Nitti.
di Fulvio Colucci

Chi ricorda la New Wave? L’ondata di musica che, partita dalla Gran Bretagna, invase l’Europa agli inizi degli anni ’80? Fu l’ultimo fenomeno di massa generato dalla rivoluzione giovanile; per intenderci: l’ultimo figlio del ’68 e della beat generation, anche se, paradossalmente, finiva per sovvertire quei simboli ( e quei suoni).

L’ultimo lembo dell’impero, la nostra pigra e sonnacchiosa provincia, fu investita dalla British invasion, l’orgia di suoni (dall’elettropop al dark), stili e tendenze (dagli abiti alle acconciature) inglesi. I tarantini Giuseppe Basile e Marcello Nitti provano a far sfilare gli anni, i piccoli e grandi personaggi, i ricordi sulla passerella di questo pezzo di storia del costume (che è anche un pezzo di storia patria). Il libro si intitola: “80, New Sound, New Wave” (Edizioni Geophonìe – 22 Euro). Il collage di ricordi e suggestive immagini sarà presentato questo pomeriggio al circolo sportivo Tursport di San Vito (ore 18,30). Si tratterà, per certi versi, di una rimpatriata più che di una presentazione, perchè il Tursport fu palcoscenico di concerti musicali irripetibili per la nostra città. Dai Bauhaus ai New Order; dagli Ultravox ai Simple Minds. Gruppi che hanno fatto la storia della musica internazionale e che, in quegli anni, facevano tappa a Taranto riconoscendo alla nostra città, nei fatti, lo status di importante centro della cultura giovanile europea. Un miracolo che (oggi) ha dell’incredibile.

Basile e Nitti sono mossi dal desiderio di raccontare, “forse i più giovani non lo hanno mai saputo, e qualcuno tra i meno giovani lo aveva dimenticato”. Spinta lodevole, che però mette a nudo come quella generazione – alla quale è appartenuto anche chi scrive – non seppe trattenere fra le mani ciò che faticosamente era riuscita a conquistare. Così fummo sconfitti dalla Storia proprio quando, altro estremo paradosso, a quell’onda nuova cui eravamo devoti riuscì l’ultimo colpo: contribuire al crollo del Muro di Berlino del 1989. L’onda si arrestò subito dopo, impedendoci di “cambiare” la città. E “cambiare” la città, allora, significava, torna il paradosso, farla rimanere uguale a se stessa: miracoloso crogiuolo di fermenti senza università, senza palasport, ma con tante speranza. E tante anime. Finite puntualmente fuori sede.

 

80 New Sound New Wave – La recensione del Corriere del Mezzogiorno

Viaggio nei miti degli anni 80 
con il libro “New Sound New Wave scritto dai tarantini Basile e Nitti”
Corriere del Mezzogiorno
05.01.2008

di Michele Casella

Apparentemente lontani, pieni di illusioni e a tratti al limite del kitsch, gli anni ’80 rappresentano il primo riferimento musicale per l’attuale scena discografica internazionale.

Parlarne significa coinvolgere un periodo storico ed artistico determinante nell’evoluzione dei gusti e dell’immaginario contemporaneo, un dato di fatto lontano da qualunque desiderio di revival o concessione nostalgica.

Quel periodo, radicalmente diverso nelle dinamiche economiche dello show business e ben più equilibrato nei rapporti fra produzione e fruizione, costituisce ormai l’ultimo esempio di compromesso fra urgenza espressiva e modello economico.

Oggi come allora, però, sembra essere la provincia a rappresentare il germoglio per nuovi ascolti e medesime passioni, come ci testimonia il volume ’80 New Sound, New Wave. Vita, musica ed eventi nella provincia italiana degli anni ’80  (Geophonìe, pp.222, euro 22) curato dai tarantini Giuseppe Basile e Marcello Nitti. Un libro realizzato con lo spirito delle fanzine d’epoca ma al tempo stesso con grande esperienza e professionalità, doti acquisite durante gli anni d’ora di quel periodo. Guidati dai ricordi ma soprattutto da una passione smodata per le band provenienti da Gran Bretagna e Stati Uniti, Basile e Nitti hanno preparato un libro a metà strada fra il testo divulgativo e il diario di vita, incentrato tanto sugli artisti quanto sui luoghi di riferimento.

Un’operazione coraggiosa, tanto più pensando che si tratta di un’autoproduzione realizzata in grande formato e con pregevole veste grafica, una vera avventura editoriale mossa da competenza e un pizzico di follia.

A tracciare le linee guida del volume troviamo una ricchissima carrellata di materiali – quasi completamente privati e rigorosamente eighties – fra cui pass di concerti, volantini in bianco e nero, ritagli di giornali e splendide fotografie. Un piccolo tesoro spesso riconducibile alle attività musicali di Taranto e in particolare del Tursport, location d’eccellenza per la new wave pugliese e palcoscenico di storici concerti che hanno caratterizzato un’epoca. Bauhaus, New Order, Siouxsie & The Banshees, The Cult, e Tuxedomoon sono alcuni dei gruppi che vivacizzarono quegli anni; nomi a cui Basile e Nitti dedicano interi capitoli, utili a chi c’era per ricordare ma anche ai neofiti per scoprire una storia importante.

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