Rivive in un libro documentaristico l’era della musica new wave a Taranto e nella provincia italiana.

Ancora oggi, in effetti, quando un qualsiasi ragazzo vissuto a Taranto negli anni ’80 sente proferire la parola “Tursport”, automaticamente pensa ai concerti e alla musica new wave, nonostante siano trascorsi oltre vent’anni. E la sera dei Simple Minds se la ricordano tutti.

Corriere del Giorno
03.07.2007

Lo hanno intitolato semplicemente: “80, New Sound, New Wave”, ma il sottotitolo rivela propositi sociologici e voglia di revival: “Vita, musica ed eventi nella provincia italiana degli anni ’80”.

L’idea è stata coltivata per anni da Giuseppe Basile, tarantino trapiantato ormai da vent’anni in Emilia Romagna, avvocato e cultore di rock e sociologia musicale. Ha raccolto fotografie, registrazioni, filmati e interviste rievocativi di una stagione che proprio a Taranto aveva prodotto dei frutti inattesi, ma che poi venne archiviata in fretta.

“Noi non abbiamo mai avuto una cultura della conservazione dei nostri ricordi”, dice l’avv. Basile, “anzi, spesso tendiamo a sminuire e svalutare anche le cose belle che tante volte realizziamo. Dal 1982 al 1987 il Tursport di Taranto fu un luogo di autentica cultura e promozione musicale come Taranto non aveva mai avuto e una stagione così non si è più ripetuta”.

Il volume si incentra infatti sulle storia legate ai concerti che si tennero in quegli anni al Tursport, alcuni dei quali sono rimasti nella memoria collettiva come eventi mitici, rappresentativi di un’epoca, della giovinezza, di atmosfere sociali e locali. A distanza di 25 anni, negli ambienti degli appassionati di musica e non solo, si parla ancora del passaggio da Taranto anche le cose belle dei Simple Minds, degli Ultravox, dei New Order, di Siouxsie, e sono in molti quelli che nel libro rievocano episodi, storie e testimonianze di quella permanenza.

“Fu un momento particolarmente felice per la musica a Taranto” – dice Marcello Nitti, promoter di quei concerti al Tursport e oggi coautore del libro – “perché si riuscì a trarre vantaggio dalla necessità che alcune piccole agenzie musicali emergenti manifestavano in quegli anni: c’era una nuova scena musicale da promuovere e da lanciare, e i promoter andavano alla ricerca di un nuovo pubblico, ma anche di nuovi spazi, specie in provincia”.

7 Luglio 1983. I Simple Minds. Apoteosi new wave nella Taranto degli anni ’80.
C’era il mondo quella sera al Tursport. E i nostri musicisti di allora, veri o presunti, erano tutti lì, sotto il palco, a respirare l’aria magica di quella nuova scena artistica. Oggi molti di loro non suonano più, eppure durante gli anni ’80 era frequente incontrarli nei club locali, nei pub, nelle rassegne estive, ai concerti di “Taranto e il Mare” della Villa Peripato, o in giro per l’Italia. Parliamo dei Panama Studios, dei Central Unit, dei Vena, Koramina, Garden Sinclair, Haver Macht.
C’è chi ricorda i Lilith, o The Act, c’è chi favoleggia sui loro raduni al Teatro Verdi di via Pupino, all’Arena Artiglieria, o addirittura a Pordenone per un meeting
punk-new wave tra le band locali di Taranto e del Friuli. Altri tempi. Sembra passato un secolo, eppure per qualcuno sembra ieri.

La musica di quegli anni è stata raccontata dai protagonisti della scena locale jonica con una tale intensità da farne rievocare quasi il profumo: segno, questo, dimostrativo di una passione autentica. Ancora oggi, in effetti, quando un qualsiasi ragazzo vissuto a Taranto negli anni ’80 sente proferire la parola “Tursport”, automaticamente pensa ai concerti e alla musica new wave, nonostante siano trascorsi oltre vent’anni. E la sera dei Simple Minds se la ricordano tutti: persino chi non lì riuscì a vedere: ci fu chi non fece in tempo a guadagnare l’ingresso, chi restò fuori dai cancelli del palazzetto di San Vito, stracolmo e avvolto da un caldo torrido di quelli che non dimentichi più. Quella musica ha imperversato a Taranto sino ad oggi, sulle spiagge, nelle discoteche: un tormentone.

Jim Kerr, il leader della band, era giovanissimo. I ragazzi del Tursport si contesero i suoi autografi, lo travolsero di affetto e passione, c’è chi narra persino di qualche prosperosa groupie locale che riuscì a intrufolarsi nei camerini, ma il vero colpo lo fece Claudio Frascella, giornalista navigato negli ambienti musicali
e oggi direttore di Publiradio. Sequestrò la macchina fotografica a Marcello Nitti, anch’egli giovanissimo e timoroso di osare troppo, la puntò contro Jim Kerr, gli mise il “Corriere del Giorno” in mano e scattò la foto che ha fatto epoca. “La macchina fotografica e la pellicola sono di Marcello, ma lo scatto è il mio. Pretendo che lo si dica!” , dice oggi Frascella.

Quella sera al Tursport i ragazzi di Taranto assistettero un evento che sprigionava ottimismo nel futuro, slanci sociali e propositi di riscatto. Sembrava
che una nuova città fosse pronta a decollare, una Taranto moderna, con la voglia di diventare grande, capace di realizzare grandi eventi, musicali,
artistici, ma non solo. Fu una sensazione che si perpetuò ancora per qualche tempo, anche quando nell’anno successivo vedemmo arrivare gli Ultravox sempre al Tursport. Titoli a tutta pagina, interviste, grandi Mercedes innanzi all’Hotel Delfino e una folla da stadio ad attenderli. Taranto fu la sede prescelta
dai manager come prima data di una tournee europea che poi consacrò la band ai vertici internazionali.

Quando però la loro musica si consolidò e si affermò sui mercati internazionali la new wave ormai era divenuta un fenomeno commerciale di largo consumo e non c’era più bisogno di una “provincia sperimentale”, di banchi di prova e ribalte di periferia (quali erano quelle che i manager dell’epoca ricercavano, anche dalle nostre parti). La new wave aveva ormai superato, e brillantemente, la prova del fuoco, quella degli esordi nei piccoli centri e tornò nei binari più
collaudati e confortevoli delle grandi aree metropolitane. Non c’era più bisogno di arrivare sino a Taranto per promuovere certi artisti. Ormai la new wave si vendeva da sola. E in quel momento anche i nostri sogni di gloria si mostrarono per ciò che realmente erano, effimere speranze di una città alla ricerca di nuovi orizzonti.

“Oggi le agenzie non rispondono più neppure alle E Mail che inviamo”, dice Marcello Nitti, che saltuariamente ancora ci prova a realizzare eventi musicali dalle nostre parti (ultimo è stato quello dei Tuxedomoon lo scorso anno al Palamazzola). Ma va anche detto che se da una parte manca una certa  disponibilità dei grandi promoters, dall’altra vi è anche una città in cui le persone come Rocco Ture sono sempre più rare. Se il Tursport rappresentò
un centro di aggregazione musicale (oltre che sportivo) lo si doveva anche a una lungimiranza e disponibilità al rischio tipica di personaggi che sapevano osare, qualità che oggigiorno, in tempi di dissesto, emergono con fatica e difficoltà.