15 anni di Geophonìe

La nostra piccola associazione compie 15 anni. Era stata costituita il 28 maggio 2007, a Taranto, fra sei soci fondatori. Nel corso del 2008 iniziò a progettare la sua iniziale attività, ma solo nel 2009, concludendo la realizzazione del proprio sito web, inaugurò quella che è poi divenuta la sua sede virtuale, il suo luogo-contenitore.

Il numero dei soci nell’arco di questi quindici anni trascorsi, è oscillato tra i sei e i dodici: l’idea originaria era quella del “consorzio tra autori”, dell’associazione costituita per avvalersi di servizi comuni e gestire direttamente, come un editore, i propri lavori creativi, ma era anche quella di sviluppare un progetto di conservazione, catalogazione, custodia di materiali audio amatoriali.

Negli anni successivi alla sua costituzione, Geophonìe in realtà si è poi  rivelata, almeno sinora, più funzionale ad  accumulare preferibilmente tipologie di materiali diversi rispetto ai live audio: recensioni, stampa d’archivio, riflessioni, reportage fotografici amatoriali o professionali, narrativa e storie private, per lo più correlate all’arte e alla musica, ma non solo. Le collezioni fotografiche, soprattutto, hanno preso il sopravvento tra i vari reperti, ma anche le storie personali, storie brevi, pensieri vaganti racchiusi in un post, esperimenti editoriali coltivati sulle strade della propria interiorità, pillole di vita.

La più importante acquisizione di Geophonìe certamente è stata, in questi anni, quella del collezionista Lucio Schiazza: oltre 15.000 immagini di una Taranto d’epoca ricercate e collezionate da una persona meravigliosa che partendo dai suoi ricordi di bambino ha ricostruito un luogo che dal dopoguerra non ha mai più rivisto, indagando sulle trasformazioni poi avvenute. Ha raccolto immagini di ogni tipo, alla ricerca della Taranto passata e di quella ai giorni nostri. Un lavoro sbalorditivo, un safari fotografico pazzesco, realizzato in modo amatoriale, anche con errori tipici di chi non sa, di chi non conosce la Taranto di oggi e magari conserva un ricordo pure inesatto di quella di ieri, ma che ha il pregio di essere talmente esteso da essere qualificabile come un vero e proprio “archivio”, forse unico nel suo genere. Il nostro sito non ce la farà ad esporre sul web questa mole sterminata di immagini, troppo estesa, ma la nostra Associazione la custodirà, per sempre, curando di lasciarla anche a chi ci sostituirà, quando Geophonìe dovrà prima o poi passare la mano.

Anche i nostri rari esperimenti editoriali (“80 New Sound New Wave” nel 2007; “Adrian Borland & The Sound nel 2016”) hanno rappresentato per noi un momento di grande soddisfazione e  consapevolezza per aver centrato l’obiettivo dell’avvenuto “salvataggio” di storie sociali e individuali in campo artistico, altrimenti perdute.Come pure si è rivelata salvifica la realizzazione, in campo narrativo, dell’opera letteraria di Carlo Amico (“Dolceamaro, Poesie, Raccolte e Saggi”, nel 2014), una pubblicazione che ci ha riempito di onore e gratitudine per la fiducia riposta in noi.

Le fotocronache di tanti  eventi live italiani realizzate da Giuseppe Basile, hobbystiche ma utili per valore documentale, hanno superato agli inizi di questo 2024 le duemila immagini e rappresentano una collezione che ci risulta molto viva e consultata, specie dalle band di provincia, dagli artisti “off”, quelli che nessuno si prende la briga di documentare valorizzandone il ricordo, sia degli eventi, che di quei loro percorsi umani e professionali spesso condotti con tanta caparbietà e passione su palchi di ogni tipo, anche in luoghi improbabili, ove però la magia dell’arte musicale e il brivido della performance si propagano, insinuandosi nei mecanismi emotivi di chi capisce, conosce, e sa apprezzare. Serate normali, che diventano speciali. Momenti di vera passione musicale, scevri da ogni inquinamento prodotto dalle esigenze del business e dello show biz ortodosso, momenti di pura musica e libertà.

Abbiamo poi preso in carico un altro progetto di recupero, salvataggio e custodia, legato alla Stampa d’Archivio, a tracce giornalistiche meritevoli di essere accorpate in temi specifici.

E abbiamo infine, e finalmente, forse raggiunto un primo step di un’opera ciclopica, la più complessa da condurre: quella della sistemazione e riordino dell’archivio fotografico professionale di Marcello Nitti, con l’avvio di una prima iniziale esposizione, anche in versione e-commerce, di alcuni dei suoi più recenti temi fotografici sviluppati: lavori di altissima arte fotografica e  rivoluzionaria tecnica, per cui andiamo fieri.

Si tratta di un work-in-progress ancora ai primi passi, ci impegnerà a lungo, ma che qualcuno dovrà pur realizzare, è l’opera di salvataggio e valorizzazione per noi più importante tra quelle sinora messe in campo: si spazia dai lavori di arte fotografica recenti, ed ora da noi presi in esame con precedenza su altri, a quelli di fotografia documentaristica (Musica, Street-Art  e Land) meno recenti, per i quali tutto è ancora da fare, chissà, forse nei prossimi quindici anni della nostra Associazione che qualcosa ad oggi sinora ci ha già dato e altro ancora ci darà. Ce ne vorrà, ma ce la faremo.

24.02.2024 © Geophonìe

 

STORIE DI COVER BAND

I Nocturne a Barcellona, da sinistra Mario Greco, Marco Venzo, Ombretta Rossi, Maurizio Battistella.

Si formano e si sciolgono. Si ricostituiscono e tra loro si rimescolano. Sono le cover band (o ‘tribute band’, come preferiscono farsi chiamare) che imperversano nei circuiti underground dell’Emilia Romagna e del Lombardo-Veneto.

Le loro sono storie di vita, prima che  musicali: perché quando l’amore per certi artisti fa parte di te, quella musica diventa vita, la tua vita, e a tutti i limiti del progetto non si pensa più. A dispetto di mille problemi si sale sul palco, sempre e comunque, percorrendo centinaia di chilometri, caricando e scaricando strumenti da automobili piene zeppe come furgoni, spesso per pochi soldi, poche speranze. Ma con un amore nel cuore a cui non puoi resistere, che non puoi sopprimere, anche quando tutto consiglierebbe di farlo, o almeno, di provarci.

L’idea di una cover band è, per sua natura, un progetto perdente. In sè stessa nasce già con un limite.  Si decide di portare in scena la musica dei propri idoli di fronte a un pubblico che nel migliore dei casi è composto da ‘reduci’, sopravvissuti di un’altra era musicale, e che per questo trascorre queste serate in un clima di visibilio collettivo, divorato dalla nostalgia, dalla propria storia generazionale;

E nel peggiore dei casi è composto da occasionali avventori, testimoni di un’altra età, ragazzi distratti che non hanno conosciuto Bowie e Lou Reed, che non si emozionano di fronte a ritmi forsennati o atmosfere oscure, a scenari di un altro mondo in cui il disagio, la solitudine, l’emarginazione, o anche la protesta collettiva, sociale, politica, culturale, diventavano anche estetica, espressione artistica, ricerca sonora.

Cosimo Mitrugno, Permanent (24.04.2022, Bologna, Locomotiv). G.Basile © Geophonìe

Il pubblico dei più giovani non è traghettato verso quegli scenari artistico-sociali descritti dagli artisti illuminati che le cover band ancora celebrano e onorano con la loro militanza sui palchi: ma non ha alcuna importanza. Quando i grandi amori sono davvero grandi, sono eterni. E le cover band sanno di non potersi sottrarre a questo imperativo categorico che le identifica,  che caratterizza le storie personali di questi musicisti off, ma in fondo poi non così off come può apparire.

Molti di loro hanno studiato per anni e anni, hanno provato migliaia di volte quei brani che i loro idoli avevano regalato al mondo, e a volte sanno suonarli persino meglio degli originali. Per questo certe serate sono commoventi, serate di testimonianza, cariche di fierezza, e dunque molto più vere, vive, autentiche dello show-business finto e stereotipato cui assistiamo oggi.

Alice Costantini, Permanent (Cotignola, 12.02.2022, Beer Garden). Giuseppe Basile © Geophonìe

 

 

 

I Permanent, sbalorditiva tribute band veneta, dopo circa 150 serate in giro per tutto il Nord Italia, raccontano imprese che hanno ormai costituito un tassello glorioso delle loro storie personali, imprese che non si dimenticano. Come quella di una notte a Berlino, ospiti di un prestigioso club dark wave, e con la benedizione di Peter Hook. Sul palco, uno dei componenti (il chitarrista) esegue insieme ai suoi compagni i capolavori di Ian Curtis davanti a un pubblico europeo attento e qualificato, mentre sua moglie sta per partorire in Italia, ma gli ha detto ugualmente di andare, ci sono cose che si debbono fare per forza, a cui non puoi sottrarti. S’incrociano sogni e destini, la nascita di un figlio e la luce del palco rappresentano in quello stesso momento uno zenith personale, un traguardo, un momento di gloria da vivere e che resterà.

E i Nocturne, tribute band anch’essa veneta che porta in scena il repertorio di Siouxsie And The Banshees, raccontano di essersi  formati quasi per gioco: una volta sul palco, però, la band realizza la propria potenza e la passione del pubblico, e quindi ora prosegue, prosegue, sulle strade di una dark wave che si scoprono ancora così lunghe e profonde, animate dai fantasmi di ieri, dai tanti reduci, ma anche dai nuovi cultori, gente di tutte le età, appassionati sparsi in tutta Europa che all’improvviso, in un giorno di questi da poco trascorso, convocano i Nocturne sul palco di un club esclusivo di Barcellona per una serata mistica.

E’ un circuito, quello delle tribute band nordiche, sempre in fermento e pieno di vitalità: vi sono quelle stabili e collaudate, come i Primary, piemontesi, interpreti del repertorio di Robert Smith e The Cure, ed altre più fluide, formazioni che vanno e vengono, che talvolta si fondono, si scindono, muoiono e risorgono tra defezioni e nuovi ingressi, tempi morti e attese, cadute e risalite alla ricerca di nuovi spazi, spiragli attraverso cui portare ancora sul palco la fedeltà alla propria musica.

I Golden Soldiers, ad esempio, una tribute band veneta di The Sound, ha vissuto varie fasi con formazioni miste, anche con inserti dei Permanent, in ordine sparso. Ma per la musica di Adrian Borland e The Sound, recentemente, il testimone sembra essere passato nelle mani di una nuova formazione bolognese, i Total Recall, gruppo che fa base al Gallery16, locale di cultori dalle parti di via Ugo Bassi ove si radunano duri e puri gli amanti di una musica new wave d’avanguardia degli anni ’80. Le serate animate da un veterano collezionista,  DJ Tetro, sono un’autentica scuola di cultura musicale con set list eccelse ormai impossibili da ascoltare altrove.

Si va dai Wire ai Tuxedo Moon, dai Magazine ai Devo, con vinili d’epoca rarissimi, versioni sconosciute di brani da discoteca tecnologica d’epoca, ritmi industriali tra Sheffield e Manchester, Cabaret Voltaire e Joy Division. E se sul palco i Total Recall scatenano la Sound-mania, specie quando accompagnati da conversazioni con Giuseppe Basile, dai suoi libri e da stralci di proiezione del DVD sulla band di Wimbledon, la serata si fa interessante, divulgativa, ma anche carica di emozioni.

 

I bolognesi Total Recall, Tribute-Band di The Sound: da sinistra Andrea Sgarzi, Massimo Panico, Alessandro Fioravanti, Franco Pietralunga, Sandro Sgarzi (G.Basile © Geophonìe)

Il Gallery16 di Bologna è come il Blackstar di Ferrara, come il Circolo Arci di Parma, l’Osteria del Fico di Cremona, luoghi di cultori musicali, dove gli appassionati si ritrovano abitualmente a conversare di temi musicali e storie di provincia. L’adrenalina, però, in questi anni scorre anche in Romagna, in luoghi che hanno attratto moltissime tribute band.

Il Beer Garden di Cotignola (Ravenna) è ormai uno dei covi preferiti dal popolo della dark wave, che vi si riversa con puntuale abitualità, per vedere i Sanctuary Of Love, potentissima band che interpreta il rock energetico dei Cult, ma per gli stessi Nocturne, Permanent, Total Recall, Golden Soldiers, Hydrogena e diversi altri. Serate retrò, certo, ma con sonorità vive e fisiche, e con musicisti in carne e ossa carichi di passione.

La nostra Associazione Culturale Geophonìe ha sempre cercato di valorizzare tracce, ricordi, cimeli. Storie minime o grandi storie. Cronache, reportage fotografici, sonorità connesse ai luoghi (“geo” – “phonìe”), parole e ricordi, narrazioni. E queste vicende, questi piccoli o grandi eventi, sono la materia delle nostre documentazioni.

Marcello Nitti © Geophonìe
26.02.2023
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