Potere, corruzione e bugie
Confesso di avere grandi difficoltà nel parlare risparmiandomi in lodi del nuovo lavoro dei New Order. Nessuno di noi ha dimenticato la loro venuta a Taranto (19 giugno 1982) quando salutarono il pubblico con la promessa di ritornarvi. Per ora accontentiamoci di ascoltare il loro secondo album pubblicato in questi giorni in italia sotto il titolo “Power, corruption and lies” ovvero “Potere, corruzione e bugie”, con una splendida copertina che è poi una splendida natura morta (rose) custodita nella National Gallery di Londra.
Peter Hook (basso, chitarra), Gillian Gilbert (synths), David Morris (batteria) e Bernard Dickin (chitarra, voce) sono dunque tornati dopo diciotto mesi e al primo, intero ascolto del loro ultimo album si nota la riuscita alleanza che synths e chitarre hanno definitivamente conclamato.
Questa è musica che allaga di venti primavere le valli più profonde, “Leave me alone”, che sigla in maniera imperiale l’ellepì, è musica di piccole onde che rotolando sulla battigia. “Your silent face” non è altro che una poesia che scende giù come le gocce di pioggia alla finestra. “The village”, già proposta dal vivo a Taranto, è una ballata elettronica molto dolce, che ricorda volti di bimbi ammaliati dalle giostre. In “Ultraviolence” invece i toni si fanno più duri, i ritmi si moltiplicano e ne sortisce una cascata di colori. Ma è in “Age of consent” che nasce forte e netta la forza dei New Order e subito ti rammenti del loro passato: “Ceremony”, “Procession”, “Temptation” e “Dreams never end” e capisci che la loro è una colonna sonora che va bene a ciascun istante della tua vita.
Marcello Nitti © Geophonìe