Dopo un’assenza di due anni, ritorna Robert Smith con i suoi “Cure” in versione L.P. senza nascondere un aumentato interesse nei confronti del gruppo che parte dai fans, dopo le varie voci che circolavano pretendendo uno scioglimento dei ‘tre ragazzi immaginari’, voci che si rafforzano nell’apprendere la presenza di Robert Smith dal dicembre ’82 nei “Siouxsie and The Banshees” e nella pubblicazione di un album favoloso con la collaborazione di Steve Severin a nome “The Glove”.
La speranza che i Cure fossero ancora vivi era data dalla pubblicazione di ben quattro singoli. “Let’s go to bed”, brano orecchiabile, molto piacevole e mandato anche in discoteca. “The upstair’s room”, tipico ”suono Cure” , “The Lovecats”, brano bellissimo, insolito perché forzato, ed infine “The Caterpillar”, una bellissima ballata acustica con chitarra e piano pizzicato che ci presenta il nuovo album dei Cure, “The Top”. L’album con una copertina orientaleggiante e impregnata di simboli, si apre con “Shake Dog Shake”, brano tipico che richiama subito “Pornography”, precedente capolavoro del gruppo;
Ma è con “Birdman Girl” che si avvertono tendenza e melodia spagnoleggianti, che già il singolo “The Caterpillar” aveva annunciato. La voce di Robert, ormai particolare e riconoscibilissima, ci accompagna con mano nei meandri dei suoi sogni, “Wailing Wall” e “The empty world” sono certamente nate dal bisogno di non dimenticare un passato così bello e pieno di fede. A poco a poco ci si rende conto che tutto è un viaggio nella stanza della nostra mente, dove su altari sono poggiati i nostri desideri; mentre nei corridoi siamo inseguiti da mani che gridano e ci toccano con odioso sudore come in “Give me it”.
Il vertice dei Cure è raggiunto in “The Caterpillar”, solenne ballata rivolta a tutti i cuori; in “Dressing up” con musica orientale da incantesimo ed in “The Top” commovente invito a tornare indietro ed a sorridere con rinnovata maturità.
In sintesi un album sempre bello, che oltre a vedere Robert Smith e Laurence Tolhrust, padroni del marchio “The Cure” ci sono ad aiutarli Andy Anderson alla batteria e Porl Thompson al sax.
Marcello Nitti © Geophonìe