26 Aprile 2024, Anniversario e Meeting

Nei Paesi Bassi si svolgerà la grande presentazione di “Destiny Stopped Screaming”, inedito, il libro inglese di Simon Heavisides. Prima grande pubblicazione europea di un volume documentaristico su Adrian Borland & The Sound, dopo le uscite del 2016 del DVD olandese e del libro italiano di Giuseppe Basile e Marcello Nitti. 

499 pagine di storie, documentazioni, testimonianze inedite, fotografie in bianco e nero e memorabilia, con prefazione di Carlo Van Putten, e con tante interviste realizzate con chi condivise momenti e percorsi di vita artistica e personale con Adrian e la band. Questo è il libro capolavoro realizzato con pazienza, tenacia e passione da Simon Heavisides, giornalista inglese, oggi in pensione, ma al tempo amico del grande artista, cronista e diretto testimone di quegli anni con The Sound.

La presentazione è stata fissata in coincidenza di una data importante: il 26 aprile 2024 saranno trascorsi esattamente 25 anni dalla scomparsa di Adrian Borland. In Olanda, questo anniversario verrà celebrato con una grande commemorazione, l’evento speciale è stato organizzato dalla Fondazione Opposite Direction (Stitching Opposite Direction) a Zoetermeer, nel locale denominato Poppodium Boerderij  (“La Fattoria della musica”),  e la  presentazione del libro sarà solo uno degli appuntamenti previsti.

Zoetermeer, nei Paesi Bassi, è un comune dell’Olanda meridionale a 15-20 minuti da L’Aia e poco distante anche da Rotterdam, raggiungibile comodamente da entrambe con ottimi mezzi pubblici. Il primo insediamento abitato di Zoetermeeer risale ad un periodo compreso tra il 900 ed il 1000 d.C., quando in zona nacque un piccolo centro di estrazione della torba, molto abbondante in tutta l’area, sulle rive del lago Zoetermeer (dall’olandese “lago dolce”), dal quale la città prende il suo nome odierno. Oggi Zoetermeer è la terza municipalità per numero di abitanti dell’Olanda Meridionale.

Poppodium Boerderij
Amerikaweg 145
2717 AV Zoetermeer

Era il 5 dicembre 1987 quando Adrian Borland scese dal palco a metà del concerto di The Sound al De Boerderij. In seguito si realizzò che questo sarebbe stato l’ultimo concerto dei The Sound. Com’è noto, Adrian ha poi realizzato altri cinque album da solista, ma sfortunatamente per la sua malattia non vi fu soluzione e il 26 aprile 1999 decise di togliersi la vita. Sappiamo bene, ormai, come la storia e la musica di Adrian e di The Sound abbiano continuato a vivere in questi anni. La conoscenza del loro valore ha registrato una grande diffusione in tutta Europa, grazie a importanti realizzazioni editoriali, artistiche, musicali e culturali.

 

Documentario: Il documentario Walking in the Opposite Direction di Marc Waltman e Jean-Paul van Mierlo, residenti a Zoetermeer, fu presentato in anteprima mondiale all’IDFA 2016 ed è stato già proiettato al De Boerderij nel 2019.
Il 26 aprile 2024 sarà possibile rivedere questo docufilm sul grande schermo.

Presentazione del libro: la biografia “Destiny Stopped Screaming”, verrà presentata direttamente dall’Autore,  giornalista pop inglese Simon Heavisides, che sarà presente per leggere il libro, rispondere alle domande e firmare autografi.

Esposizione: sarà esposta una bellissima e completa collezione di oggetti di Adrian Borland e The Sound.

Concerto: La band IN2THESOUND chiuderà la serata con un concerto dal vivo. IN2THESOUND è la band che comprende il batterista originale dei The Sound Mike Dudley e il cantante Carlo van Putten. Carlo è conosciuto come frontman della band tedesca The Convent e dei White Rose Transmission, sodalizio con Adrian Borland.

La grande produzione postuma degli inediti di Adrian, sarà un altro argomento di interesse, di discussione e conoscenza. In aprile 2024, infatti, verrà finalmente pubblicata anche una nuova edizione del disco “Alexandria”, primo splendido lavoro solista del 1989, realizzato con gli olandesi The Citizens, oggi rimasterizzato e curato in una nuova veste editoriale. E’ una pubblicazione che segue ad altre eccelse opere di ricerca, salvataggio e valorizzazione che Jean-Paul Van Mierlo con la sua Fondazione ha già realizzato.

 

 

 

 

Il meeting consentirà agli appassionati di visionare e acquistare i cd e vinili prodotti in questi ultimi anni, e che hanno ulteriormente arricchito il già esteso catalogo dell’Artista. Le riedizioni di “Cinematic”, “5:AM”, “Beautiful Ammunition”, come anche la riedizione degli “Amsterdam Tapes” del 1996 (a suo tempo poco distribuiti e divenuti ben presto una rarità), saranno quindi nuovamente a disposizione del pubblico.

 

 

 

 

 

E’ possibile per gli appassionati italiani prendere parte a questo splendido meeting, cui parteciperanno i musicisti inglesi e olandesi e tutta la comunità di amici di Adrian e della band, come già avvenuto in precedenti meeting in Olanda e in Inghilterra.
L’aeroporto di Rotterdam è sicuramente la meta più comoda da raggiungere, per poi recarsi a L’Aia e quindi a Zoetermeer.
I biglietti per l’intero evento (presentazione del libro, Tour e concerto) possono essere acquistati tramite il sito del Club: https://poppodiumboerderij.nl/en/programma/adrian-borland-the-sound-a-retrospective/ 
https://poppodiumboerderij.nl/en/contact/
e qui è anche possibile (in inglese e olandese) consultare il programma completo dell’evento, con orari e appuntamenti.

 

Giuseppe Basile
04/02/2024 © Geophonìe

 

 

 

The Colours of London

BREXIT E NUVOLE

Nell’era della libera circolazione delle persone, merci, servizi e capitali, ai più giovani può apparire normale che l’esperienza del “viaggio in Inghilterra”, da evento spesso unico com’era in passato, sia divenuta ormai l’effetto di una frequentazione regolare e abituale, come un viaggio a Roma o a Milano. La ripetuta frequenza è un meccanismo che certamente produce, e inevitabilmente, quel senso di familiarità, appartenenza, identità che è alla base di ciò che con termine forse abusato, definiamo integrazione.

Per i più anziani, invece, abituati a stili di vita più risalenti, con un epicentro della propria vita solitamente stabile e fermo, “il viaggio”, quand’anche venga ripetuto in luoghi già conosciuti, è sempre un unicum, un’esperienza singola.

E’ una questione, forse, di mentalità, di approccio psicologico. Il luogo che si va e si torna a visitare rimane “altro da sé”, lo si osserva con lo sguardo lungo del tempo passato, con un maggiore senso di estraneità e alterità che i moderni cittadini d’Europa nel corso del loro pendolarismo hanno perduto, esattamente come capita a noi, allorquando nelle nostre città e nelle nostre piazze transitiamo indifferenti davanti alle statue senza più volgere lo sguardo a quei busti di Mazzini e Cavour, a Garibaldi a cavallo (“Roma o morte”), ai simboli della nostra più circoscritta identità.

Questo distacco, a dire il vero, probabilmente non costituisce sempre un benefico approccio per un’obiettiva valutazione del sistema-Europa, ma talvolta aiuta.

Ho avuto occasione di soggiornare a Londra molte volte, nel 1990, nel 1997, e poi nel 2011, 2012, 2015, e l’ultima volta nell’aprile appena trascorso di questo 2019. Ogni viaggio mi ha dato modo di registrare importanti cambiamenti, ma ha anche fortificato sempre più la mia convinzione per cui se un’Europa unita esiste, ciò dipende solo e soltanto da affinità culturali.

Non è stata la moneta unica ad unirci, né il mercato. Non è stata la globalizzazione, quella che ha riempito le nostre città di catene di negozi che ritroviamo esattamente identiche in tutte le città d’Europa, Zara, H&M, Pull&Bear, Starbucks, Calzedonia, Tezenis, Intimissimi, Yamamay, McDonald’s e tutte le altre.

Ciò che ho sempre constatato a Londra è che ad unirci è stata una cultura, quella che abbiamo sentito nostra, quella che è stata sprigionata potentemente dall’arte, dalla musica, dalla letteratura e dal complesso di valori che tutto questo patrimonio evoca.

L’immenso complesso di monumenti storici disseminati in tutta Londra e in tutta Europa, divenuto bene comune, è una rappresentazione dei conflitti tra i paesi europei che ha contribuito a rendere, perfino quelle contrapposizioni, parte di una stessa storia. Un francese a spasso nella Trafalgar Square, difficilmente nutre oggi rancore di fronte alla statua dell’Ammiraglio Nelson che sgominò Napoleone. E’ la storia comune dei nostri antenati, storia di famiglia, la famiglia europea, quella della battaglia della Marna, dello sbarco in Normandia, dell’unità d’Italia e della spedizione dei Mille sponsorizzata dai francesi e dagli inglesi, dell’armistizio italiano di Badoglio e dei suoi contatti con Churchill.

Noi italiani ci siamo sentiti europei a Londra più che in ogni altra città europea. Eppure ora proprio Londra, questa città che continua ad erigere monumenti in ogni sua piazza a testimonianza di un’adesione ad alti valori di democrazia e di convivenza, ed anche a memoria di grandi personaggi di altre nazionalità (Nelson Mandela, Abramo Lincoln, Mahatma Gandhi), misteriosamente decide di allontanarsi e prendere le distanze da un terreno comune, così faticosamente costruito.

Ho fotografato Londra durante tutti i miei viaggi, cercando ogni volta di catturarne quella vitalità, quel cosmopolitismo nel quale sono riusciti miracolosamente a convivere stili di vita internazionali e profonde identità britanniche.

Non sono stati gli stati nazionali ad avviare il processo di integrazione europea. Semmai, sono stati gli imperi sulla via del tramonto, sfiniti dai loro sforzi coloniali. Non è una coincidenza che la Germania abbia guidato questo processo di integrazione. La sconfitta del paese nella Seconda guerra mondiale è stata l’inizio della fine del colonialismo europeo. Altre potenze occidentali hanno seguito il processo di integrazione. Contenere i propri imperi era diventato troppo costoso, quindi hanno trovato i mercati europei e un’identità europea. Dagli anni Quaranta fino agli anni Ottanta, l’Europa si è ritirata dalle colonie per trovare sé stessa. L’Ue è il dolce atterraggio dopo l’impero. Le società che hanno combattuto due guerre mondiali e che hanno perso degli imperi estesi oggi hanno tra i tenori di vita più alti del mondo. Solitamente, il collasso degli imperi significa il collasso della civiltà. L’Europa è riuscita a fare l’opposto” (si legge su Il Foglio del 13/05/2019, citazione riferita allo storico Yale Timothy Snyder) .

Possono esservi interpretazioni diverse e opinioni discordi sulle ragioni di fondo alla base dell’odierna identità europea, ma che questa sia ormai immanente, pregnante tra le nostre strade e palazzi è di percezione comune.

Le strategie insondabili di una finanza misteriosa difficilmente possono da sole risultare decisive per sgretolare una cultura collettiva, che non è solo finanza, né solo politica, ma molto di più.

In una giornata piovosa ho provato a riguardare varie serie fotografiche da me realizzate a Londra dal 1990 ad oggi. Ne ho ricavato una documentazione di qualità amatoriale e “turistica”, ma forse utile a farci ritrovare luoghi della memoria, a liberarci dall’assuefazione che talvolta ci ha reso scontata la bellezza di cui abbiamo potuto godere, a farci riflettere su ciò che siamo.

Giuseppe Basile © Geophonìe

23/05/2019 – Diritti riservati.

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