I Damàiste sono una band bolognese che da alcuni anni propone una rivisitazione della new wave seguendo percorsi diversi da quelli tipici delle tribute band. Il loro, infatti, non è il tipico spettacolo incentrato sulla pedissequa esecuzione dei classici e il loro repertorio non tende al revival di uno specifico gruppo: quello dei Damàiste è un evento di comunicazione, quasi un reading, fatto di musica e parole.
I Damaiste infatti spaziano in un repertorio anni 80 ma non solo, riproponendo brani noti e meno noti di varie formazioni storiche, dai Cure sino ai Placebo, dai Sound e The Psychedelic Furs agli Interpol, Franz Ferdinand, Arctic Monkeys ed altri. La setlist dei Damàiste ricerca e vuole mostrare al pubblico la “continuità” di un genere, l’eredità sonora e di ispirazione acquisita dalle generazioni di artisti che si sono affermati dopo gli anni ’80, quando quella particolare fase creativa confluita in un brit pop meno suggestivo e spesso poco originale sembrava definitivamente chiusa e conclusa.
Non è casuale la scelta dei brani che i bolognesi Damàiste portano sul palco: vi è molta cura nel presentare diversi brani contemporanei, per mostrare accanto alla new wave delle origini, quella di oggi. Amano intervallare le loro versioni live con brevi racconti, aneddoti, pillole di storia musicale, schegge di un’epoca non ancora lontanissima che il pubblico ha piacere di ricordare ma anche di approfondire, scoprendo qualcosa di più. Sappiamo bene come molti testi new wave in quegli anni scivolassero via, completamente ignorati e offuscati dallo sfavillio estetico degli ’80, e scoprire oggi slanci di poesia e significati sconosciuti, condividere solo ora narrazioni che la stampa specializzata – in ritardo – ha scoperto e svelato, rende il loro spettacolo un happening musicale e culturale ricco e piacevole.
E’ una bellissima serata quella che si trascorre fra le conversazioni e le performance sonore dei Damàiste, sempre molto cariche di intensità elettriche e ritmiche. Il loro è un “sound” solido e collaudatissimo. La parola “Sound”, del resto, per i Damàiste è una questione di cuore: il repertorio della band di Borland è infatti uno dei cardini del loro spettacolo.
Da cosa nasce questo amore per i The Sound?
“Max è di Taranto” – ci racconta Frank, batterista – “ e negli anni ‘80 la scena New Wave della città era molto viva. Lui ebbe la fortuna di assistere a buona parte di quei concerti, dai Simple Minds ai Bauhaus, e nel 1985 a 14 anni vide Adrian Borland e soci al Tursport Club. Un concerto leggendario. Da allora i The Sound sono stati un suo pallino”.
“Anche Frank li vide dal vivo a Budrio in provincia di Bologna nel 1983”, – racconta Massimo Panìco – “ed anche lui considera questa band fondamentale nel panorama New Wave/Post Punk internazionale. Le sonorità post punk sono parte integrante della nostra cultura musicale, sia come ascoltatori che come musicisti. Dopo aver riproposto per tanto tempo quasi tutte le band del periodo Punk-New Wave, abbiamo capito che l’unicità dei The Sound era davvero pazzesca e abbiamo deciso di esplorarli più a fondo. “From the Lions Mouth” è un album straordinario”.
Quando vi siete formati e qual’è la vostra storia?
“I Damaiste nascono nel lontano 2009, Chris, Max ed Emi sono i fondatori. Dal 2017 Frank è il nostro batterista. Esordimmo come cover rock band, abbiamo poi intrapreso un viaggio creativo che ci ha portato nel 2015 ad autoprodurre “What you see is all there is” un album interamente scritto da noi che ha riscosso un discreto successo fino a raggiungere il 5° posto nella classifica indie di iTunes. In questi anni ci siamo dedicati a studiare e riproporre diverse band che sono il nostro riferimento (Arctic Monkeys, The Cure, Placebo), ma quando siamo atterrati su The Sound, è divenuta la nostra nuova ossessione”.
Perché avete due cantanti?
“Perchè ci piace variare tra diversi stili, essere flessibili, spaziare su diversi canoni. Chris e Max hanno timbri vocali completamente diversi e sfruttiamo questa particolarità a nostro vantaggio”.
C’è una notevole versatilità vocale e sonora nelle esecuzioni dei Damaiste. I brani originali vengono riproposti con libertà interpretativa e voglia di sperimentare. Si riconosce benissimo nel loro concerto quella militanza sotto i palchi di tanti grandi e piccoli eventi musicali che negli anni, sin da ragazzi, avrà caratterizzato le loro storie personali.
Il concerto live a cui avete assistito e che vi ha maggiormente influenzato?
“Quello degli U2, Zoo Tv, a Bologna” – dice Chris – “Ero lì per motivi di lavoro, in servizio militare nella celere. A distanza di anni abbiamo poi ricostruito i ricordi, scoprendo di esserci stati tutti e tre (io, Emi e Max) nello stesso posto, allo stesso momento, seppure con finalità diverse: 2 su 3 di noi erano al lavoro”.
“Durante quel tour degli U2 – Zoo Tv ebbi il privilegio di lavorare con Bono” – dice Max – “Ero l’aiutante della sua costumista. In quella data di Bologna salii sul palco due minuti prima dell’inizio del live per riportare nel backstage i finti U2. Esperienza memorabile dinanzi a circa 30.000 persone”.
“Fu in occasione di quel concerto degli U2 – Zoo Tv Tour a Bologna che capii che il mondo era diventato multimediale”, dice Emi.
“Per me fu il concerto dei Sound nella Discoteca Puntacapo di Budrio del 1983” – dice invece Frank – “fu una performance che pose le basi per le mie preferenze musicali, e orientò tutta la mia cultura musicale che ho poi continuato a coltivare sino ad oggi”.
E il concerto live che vi ha maggiormente influenzato come musicisti?
Chris: Arctic Monkeys “Ferrara sotto le stelle” 2007
Max: Sono tantissimi, non riesco a dirne solo uno. Molti concerti degli U2. Depeche Mode, Placebo ed Editors. Simple Minds e Tears for Fears. Arctic Monkeys. Davvero difficile.
Emi: Interpol, “Turn on the bright lights tour”.
Frank: Arctic Monkeys “Ferrara sotto le stelle” 2007.
Il concerto live che non vi perdonate di avere perso?
Chris: Grateful Dead
Max: The Clash, Duran Duran e David Bowie
Emi: Jeff Buckley
Frank: David Bowie
Le band da cui siete ossessionati?
Chris: The Beatles
Max: U2
Emi: The Smiths
Frank: Joy Division
Cos’è la musica per voi?
Chris: una millefoglie di matematica applicata al suono con sopra un velo di emozioni
Max: le rockstar sono i miei mentori, il rock è l’interruttore dei miei stati emotivi
Emi: l’angolo delle mie emozioni con cui mi confronto appena posso
Frank: un luogo dove mi sento a mio agio, sempre
E il vostro sogno come musicisti?
Chris: Fare un tour in Giappone
Max: ne ho due: il primo è fare un tour con la mia band girando le capitali europee con il Westfalia. Il secondo è suonare i Sound nella mia Taranto.
Emi: incidere un album e l’ho realizzato; il prossimo è quello di suonare con Peter Hook e Johnny Marr assieme (difficile ma nella vita non si sa mai!!!)
Frank: direi che si è avverato, visto che era suonare in una cover band dei The Sound.
Giuseppe Basile © Geophonie
13.05.2021