Creatrice di ricordi

Connie, Antologia di “Postpensieri” (Facebook 2013)

conci finale31/12/2013 Sentire di appartenere a qualcuno significa essere e sentirsi totalmente se stessi

30/12/2013 Le persone più importanti della mia vita le ho conosciute solo per caso, per un intrecciarsi di coincidenze e di combinazioni del tutto imprevedibili

08/12/2013
Altri tempi: nel 3000 a. C. gli uomini per manifestare ad una donna il proprio desiderio piantavano un bastone davanti alla sua porta di casa: “quella” era la realtà delle cose, l’evoluzione della specie ha introdotto poi il corteggiamento e tutte le lungaggini del caso … quando la civilizzazione non aiuta….

22/11/2013 Quando rivedo l’immagine, sempre più sfocata, di me seduta tra i banchi di scuola, con la penna in mano e gli occhi rivolti ora verso il professore, ora verso i compagni e i loro volti tondi e ingenui, ora verso la finestra per guardare fuori..chissà dove….sento e rivivo tutta la vita che immaginavo al di là di quelle mura protette, dove mi era consentito, ancora, reinventarmi ogni giorno un futuro diverso

22/11/2013 Fantascienza che si avvera: autoscatto al mattino con il cellulare prima di andare a scuola per consultarsi in diretta con le compagne sul look prescelto e dopo l’ok all’unanimità, via, si parte, e zaino monospalla, si fa piazza in digitale con l’iPhone di ultima generazione nel tragitto casa-scuola, e davanti all’ingresso, mentre suona (ancora?) la campanella, basta solo un’occhiata … a che servono ormai le parole?

16/11/2013 Capisco che sono felice solo quando non sento più la dimensione del tempo e l’assoluto ha il volto di chi mi sta accanto

16/11/2013 Desidero ergo sum

14/11/2013 Parlo con una persona la prima volta, e basta una frazione di secondo, uno sguardo, qualche parola, un sorriso, e sento una specie di benessere e di armonia dentro di me.  Sono le anime libere. E con loro tutto è facile, semplice, e i momenti mi sembrano sempre troppo brevi, e resterei per ore, e potrei parlare per giorni, tante sono le cose che avrei da raccontare

13/11/2013 La paura più grande consiste nel guardarsi e sentirsi per ciò che si è veramente. Non facile. Solo per pochi.

12/11/2013 Non possediamo altro che le nostre sensazioni (Pessoa)

11/11/2013 Ricordi di scuola: Diogene di Sinope girava per la città in pieno giorno, completamente nudo, dentro una botte, e accostando una lanterna sul volto di quanti incontrava chiedeva “Dov’è l’uomo?”.  Non credo che Diogene l’abbia mai trovato alla fine l’Uomo che cercava, ma tentar non nuoce.

IMG_0219 web10/11/2013 Pochi hanno il coraggio di guardarci davvero negli occhi e di vedere oltre ciò che appare. E’ più facile, molto più comodo, fermarsi alla maschera

09/11/2013 Sabato, travolgimi, fino a farmi dimenticare che esisterà presto, troppo presto, anche un lunedì

09/11/2013 C’è sempre qualcosa che ci sfugge di ciò che ci illudiamo di afferrare nell’altro.  Ci sfuggono gli sguardi, le parole, i gesti, ci sfuggono le intenzioni, le emozioni, i dubbi, il profumo della pelle e l’ondeggiare dei pensieri.  Ci sfugge perchè l’altro è un mondo, troppo grande da afferrare, nel suo perenne movimento

09/11/2013 Poichè “accade” di essere felici, la felicità è sempre una sorpresa, una luce improvvisa che ci trascina in un’estasi senza tempo che irrompe e poi svanisce, lasciandoci dentro un pezzo di infinito

06/11/2013 Ci sono persone splendide. Stasera ne ho incontrata una, ed è stata come una boccata d’ossigeno

01/11/2013 Adoro le sorprese. Ma devo dedurre che nessuno lo sappia

01/11/2013 Oggi giornata di fine “estate ?” con voglia di fare mille cose…intanto lunga passeggiata in bicicletta per le vie del centro, con solo la maglietta e i jeans, immersa nel profumo invitante delle caldarroste (saranno mica fuori stagione?  tra le note di violino e contrabbasso degli artisti di strada…magica come un regalo inaspettato)

01/11/2013 La nostra è una realtà fatta di percezioni, supposizioni, rappresentazioni e una buona dose di immaginazione.  Non sapremo mai se la realtà è poi così reale.

Foto Aprile 2007, Pasqua, Varie 087

01/11/2013 La verità si nasconde nelle sfumature

01/11/2013 Non sopporto le persone che parlano senza dire nulla. A volte il silenzio è più dignitoso

01/11/2013 L’intenzione molto spesso è positiva. E’ il comportamento che poi non funziona

01/11/2013 Le cose impossibili sono solo quelle che non abbiamo il coraggio di fare

31/10/2013 Non bisogna mai cadere nella trappola di pensare che gli altri la vedano come la vediamo noi. Ognuno ha la sua mappa della vita. Ed è per questo che non è facile capirsi

31/10/2013 Bisognerebbe vivere come se si stesse vivendo per la seconda volta e come se la prima avessimo agito sbagliando, come stiamo per fare ora.

31/10/2013 Opporsi alle emozioni porta soltanto a farle permanere più a lungo dentro di noi.

1380018_10201134244453428_1317884270_n29/10/2013 Nonostante la precarietà fuggevole della vita, ognuno di noi per un certo qual tempo ha vissuto e ciò – il fatto di esserci appunto stati − non può venir cancellato, nientificato. A maggior ragione ogni forma d’amore che, per quanto tenda spesso a rivelarsi temporaneo o effimero, esprime sempre e comunque una profonda tensione vitale: un’urgenza di pienezza e assoluto, perfino. (Da : “Il libro dei brevi amori eterni”).

[Laura C.:  Mi piace l’identificazione tra la vita e l’amore; entrambe fissano uno spazio di tempo , lo fermano e ne lasciano una traccia. La durata non è significativa, l’intensità con cui si vive e si ama esprime la differenza].
[ConnieL’amore è per eccellenza un sentimento senza tempo, il vero mistero che ci avvicina al senso della vita].
[Daniela T.: L’attimo eterno è un momento perfetto in cui non esiste spazio, tempo e neppure pensiero, esiste solo la vita che è tutta in quell’attimo puro e senza nessuna interferenza. Lo si riconosce esattamente mentre lo si vive .  …  Mi torna in mente una frase che veniva pronunciata alla fine di un film di Woody Allen, “un’altra donna” , meno conosciuto di molti altri ma molto bello, veniva detto: “ma i ricordi sono qualcosa che abbiamo o qualcosa che abbiamo perduto?” allora non conoscevo la risposta, adesso invece so che i ricordi sono qualcosa che abbiamo].
[Connie:  Io sono una “creatrice ” di ricordi… A volte, mentre sto vivendo momenti indimenticabili, mi capita di sentirli già lontani nella memoria, come se li stessi rielaborando nella mente sotto forma di ricordi].

523631_3060347462872_1061669759_n27/10/2013 “Panta rei”. Ovvero tutto scorre. Non è possibile bagnarsi due volte nella stessa acqua. Non siamo chi eravamo e non siamo ancora chi saremo.  “L’unica cosa immutabile è il mutamento stesso”.  E ogni volta che siamo con qualcuno dobbiamo chiederci quanto sia cambiato, nel frattempo, e cosa prova ora, com’è il nostro rapporto, ora, e quali siano i suoi desideri, le sue intenzioni, e quanto siano diverse e se riusciamo a percepire la differenza, perchè c’è sempre una differenza

27/10/2013 “La vita è come un’eco. Se non ti piace quel che ricevi, presta attenzione a ciò che comunichi”.

27/10/2013 Il disastro della comunicazione (“Io non mi spiego, tu non mi capisci”, Xavier Giux): Non è facile fare la “radiografia” dei pensieri altrui. Spesso nemmeno noi riusciamo a spiegarci ciò che facciamo o pensiamo, quindi non possiamo che solo ipotizzare quali siano le motivazioni e le intenzioni degli altri. Siamo dei disperati interpreti della vita

27/10/2013 Si può conoscere se stessi solo attraverso la relazione con gli altri.  E’ l’incontro con l’altro che ci fa capire chi siamo. Anche se poi è impossibile comunicare quel che sentiamo dentro di noi.

24/10/2013 Un sognatore è uno che può solo trovare la sua strada al chiaro di luna, e la sua punizione è che scorge l’alba prima del resto del mondo.  Oscar Wilde, Il critico come artista.

293815_3042774943570_1012061788_n23/10/2013 Penso che la parte più preziosa di noi sfugga alle regole della ragione e della logica. Con il cuore e con l’istinto sentiamo le diverse dimensioni della nostra esistenza, cogliamo l’essenza degli attimi eterni

18/10/2013 “…E anche chi sembra avere tutto, in realtà ha tutto tranne quella cosa lì, quella che avrebbe voluto più di ogni altra, quella che altri hanno, anche se poi gli altri non hanno quello che forse vorrebbero avere.”

16/10/2013 Bisognerebbe smetterla di cercare a tutti i costi il “perchè” delle cose che ci fanno soffrire ma soffermarsi di più sul “come” fare per soffrire meno

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16/10/2013 Baci sparsi come stelle

14/10/2013 Quanti cocci da ricomporre nella vita, siamo troppo maldestri, o forse distratti, o solo fragili

14/10/2013 Le cose impossibili sono solo quelle che non abbiamo il coraggio di fare

06/10/2013 “E’ normale”. Pensiero ricorrente quando si cerca di accettare le fregature della vita

06/10/2013 Se i figli potessero capire e comprendere quanto è immenso, incondizionato, unico, l’amore dei genitori, non riuscirebbero, col tempo, a prendere il volo. Ed è per questo che non lo sapranno mai

06/10/2013 Abbastanza. L’avverbio che proprio non sopporto della lingua italiana. Abbastanza mi lascia sempre insoddisfatta.

06/10/2013 L’amore nasce sempre da un dettaglio: un profumo, un gesto, una frase, uno sguardo. L’amore non si spiega.

06/10/2013 A volte ci si sente infelicemente felici

06/10/2013 I giovanissimi non tollerano le contraddizioni, l’incoerenza, le debolezze e le mezze verità, l’ambiguità e le sfumature del mondo degli adulti. Esiste tutto oppure niente. Il vero o il falso. Il bianco e il nero. E non possono sapere, ancora, che proprio attraverso le contraddizioni, il volere e non volere, l’amare e l’odiare nello stesso tempo, ci si avvicina al senso delle cose.

395393_348203968543981_365570576_n29/09/2013
La realtà non so quale sia: quella che vedo con gli occhiali, quella che vedo con le lenti a contatto o quella che intravedo con i miei soli occhi nudi? … Non lo so e non lo saprò mai..ma mi piace immaginare che ce ne siano tante, tante quante le dimensioni che riesco a sentire dentro di me

28/09/2013 Batteri, risate, sbadigli e amore sono contagiosi

19/09/2013 Siamo la prima generazione di genitori-amici, i primi a condividere le passioni dei figli facendole proprie, a cantare (e ballare..) insieme a loro nello stesso concerto avendo imparato a memoria i testi delle canzoni e i nomi dei loro idoli… I primi ad abbattere le barriere del tempo e dell’incomprensione e a parlare quasi la stessa lingua…. Forse perchè siamo rimasti molto più a lungo (e forse troppo a lungo) giovani…

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Vito Savino, Tango (www.vitosavino.it)

14/09/2013 L’io diviso: ci si può rompere solo se si è già a pezzi. Chiedere all’altro di ripararci non è possibile, perchè i cocci messi a posto dall’altro non tengono. Solo noi possiamo rimettere a posto i nostri cocci, però nell’incontro con l’altro c’è qualcosa che traccia la condivisione del segreto di quella rottura che è dentro di noi, ed è quella condivisione che resta per sempre, oltre la fine di un amore.

14/09/2013 L’amore domanda, chiede, supplica, ma le risposte tardano ad arrivare perchè quando si risponde non si sa cosa si sta rispondendo. Ci appoggiamo a ciò che si ignora di se e dell’altro. E le risposte alimentano altro domande. Perchè l’altro non ci apparterrà mai

14/09/2013 Se amare significa dare all’altro ciò che non si ha per ricevere ciò di cui non si ha bisogno, allora amore è accettazione della frustrazione di non potere mai dare all’altro ciò che si ha e di non poter mai ricevere ciò che si vorrebbe dall’altro. In amore i conti non tornano mai, perchè questa incomprensione profonda non si potrà mai eliminare. Il do ut des in amore non può funzionare

14/09/2013 Amare è dare all’altro ciò di cui noi abbiamo bisogno e ciò che l’altro riceve non è ciò che vorrebbe e nello stesso tempo riceviamo dall’altro ciò che all’altro manca ma di cui noi non abbiamo bisogno. Amore è dare ciò che non si ha a chi non lo vuole

14/09/2013 E ancora: Tradire è far credere all’altro che nulla è cambiato quando invece tutto è cambiato, conservando gli stessi gesti di un tempo, ed è qui che nasce l’inghippo.

14/09/2013 “L’io non smette di cambiare e subisce le ferite del tempo”.
Accettare il cambiamento dell’altro è il presupposto per comprendere il vero significato della fedeltà, che non può essere oggetto di promessa, come tutti i sentimenti.  Centrale nell’amore è il riconoscimento delle differenze, che esistono e non sono cancellabili.
Fedeltà come autenticità, ovvero rendere partecipe l’altro del proprio cambiamento.
E’ la lezione di Michela Marzano, al 2° giorno del festival della filosofia a Modena.

piazza grande modena festival filosofia-213/09/2013 Amare nel Simposio di Platone. Magistrale intervento di Massimo Gramellini stasera al festival della filosofia a Modena. L’amore è desiderio disperato di ciò che non si ha, è energia, intuizione della bellezza dell’invisibile che sfugge agli occhi. Solo chi ama crea e solo l’amore può ingravidare l’anima. L’amore è sintonia con l’universo, è la danza sulla vita. Ma è felice solo l’amante, ovvero colui che ama. Essere amati non genera felicità. Il vero miraggio dell’amare è la durata e la scommessa sul tempo è la costante tensione verso la conquista. L’amore si reinventa

25/08/2013 Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri l’altro si chiama domani. Perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere (Dalai Lama)

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Alessandro Spadari, “Ghiacci e Stelle”. Artefiera, 2014

25/08/2013 La realtà è sempre in agguato, come un cinico ragioniere che non abbandona mai il blocchetto delle fatture e se lo porta dietro anche in vacanza

02/08/2013 Sono una creatrice di ricordi

01/08/2013 A proposito di Kundera… uno dei miei passaggi preferiti:  “Fintanto che le persone sono giovani e la composizione musicale della loro vita è ancora alle prime battute, essi possono scriverla in comune e scambiarsi i temi… ma quando si incontrano in età più matura, la loro composizione musicale è più o meno completa, e ogni parola, ogni oggetto, significano qualcosa di diverso nella composizione di ciascuno […].  Sabina capisce quello che lui voleva dire. Le dispiace di essere stata impaziente. Forse se fossero rimasti insieme ancora per qualche empo, avrebbero cominciato a capire a poco a poco le parole che dicevano. I loro vocabolari si sarebbero pudicamente e lentamente avvicinati l’uno all’altro come amanti molto timidi, e la musica dell’uno avrebbe cominciato ad intrecciarsi con la musica dell’altro. Ma è troppo tardi.”  (Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi,1989, pag.95, 130-131)

 

31/07/2013 Orologio da polso: oggetto del passato, ormai in disuso, di cui sentiranno un giorno raccontare i nostri nipoti

31/07/2013 Anche il caso non è casuale. Fa quello che non gli viene impedito

28/07/2013 Nulla mi riempie e mi fa sentire il mondo dentro quanto un abbraccio profondo

19/07/2013 Ci sono giorni che nascono per essere indimenticabili.

13/07/2013 “Non siamo mai più lontani dai nostri desideri di quando ci illudiamo di disporre già di ciò che desideriamo” (Goethe)

La Filatrice di Sogni, Castelvetro 2013 http://parolabianca.weebly.com/la-filatrice-di-sognidreams-spinner.html

La Filatrice di Sogni, Castelvetro 2013: parolabianca.weebly.com/la-filatrice-di-sognidreams-spinner.html

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La Filatrice di Sogni. Castelvetro, 2013 (http://i.vimeocdn.com/video/454583520_640.jpg)

09/06/2013 Ieri al Mercurdo di Castevetro una fatina fantastica vestita di luci d’argento, , girando la ruota di un lungo gomitolo fitto di cartine colorate, distribuiva bigliettini e pensieri ai passanti. Sul mio era scritto “ogni volta che non segui il tuo istinto senti una perdita di energia e di potere. Ascoltati di più e fidati di te stesso”. Va’ dove ti porta il tuo istinto…

09/06/2013 Tempi che cambiano: prima accompagnare i figli ai parchi, alle giostre, alle feste di classe; poi ai concerti dei loro idoli sparsi per l’italia, tra urla, svenimenti e code interminabili. Ma che scoperta! La vita si raddoppia. La sto ripercorrendo tutta con occhi nuovi. E non sono i miei

25/05/2013 Più facile giudicare che riflettere. Molto più veloce e meno laborioso

12/05/2013 Nessuna azione umana positiva può nascere senza la capacità di sperare

253237_10200144375347319_425500357_n05/05/2013 Il tempo ha gli occhi dei figli

01/05/2013 La perfidia è sostantivo femminile. Assolutamente femminile

01/05/2013 Se imparassimo dai gatti a soffiarci addosso quando avvertiamo di detestarci, i rapporti umani sarebbero più chiari, trasparenti, lineari e l’ipocrisia si estinguerebbe come certe malattie che in passato hanno devastato l’umanità

28/03/2013 Mi sento una scrittrice reincarnata in una burocrate

28/03/2013 Ognuno dentro di sè possiede poesie inespresse

28/03/2013 Molta gente ha le emozioni confuse

28/03/2013 Ci sono momenti in cui vorresti che comparisse da quache parte la targhetta luminosa con la scritta in rosso “uscita di sicurezza”

28/03/2013 Ci sono fotogrammi della vita che diventano immortali già nell’attimo in cui li stai vivendo

26/03/2013 Ogni tanto bisognerebbe prendersi le ferie dalla propria vita

15/03/2013 L’autorecriminazione è una sottomarca del senso di colpa e il problema, quando ce l’hai con te stesso per qualcosa che hai fatto, è che non puoi cambiare stanza, metterti il muso o perderti di vista per un pò (da: Mancarsi)

598839_4814728201294_2047105955_n15/03/2013  E comincia l’avventura di un’altra notte. Mi addormento curiosa di vedere frammenti di vita con gli occhi della mente

14/03/2013 Le stanze
Quanti sonni consumati
in queste stanze…
Poi un giorno le stanze
passeranno, ne costruiranno
altre, ma solo i sogni resteranno.
(da “Calma di vento”)

14/03/2013 I sogni notturni sembrano sceneggiati e montati da un regista pazzo e delirante, ambientati in dimensioni spaziali senza tempo, senza profondità, dove le individualità si confondono in scenari ambigui, convulsi, frammentati. Il cervello vaga sbrigliato, leggero. Incomprensibili emozioni inafferrabili al risveglio.

Herkulaneischer_Meister_002b07/03/2013
Il sentimento universale della gelosia.
A me pare uguale agli dèi
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde sulla lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue alle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
(Saffo)

01/03/2013 Il tempo: quello assegnato dura quanto quello non sprecato. Il resto va perduto (De Carlo)

01/03/2013 Uomini e donne come mazzi di carte che si mescolano all’infinito ed ogni volta è un gioco diverso

01/03/2013 La voglia di meravigliarmi non mi passa mai

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01/03/2013 “E’ un lavoro, essere felici. E’ una costruzione. Devi metterla giù tavola per tavola e chiodo per chiodo, e controllare di continuo che sia tutto a posto, e tenere ben spalato tutto intorno. Ci vuole un sacco di manutenzione. Anche solo per stare insieme tra un uomo e una donna. E’ un lavoro.”

01/03/2013 Questa estensione fasulla degli orizzonti, ci fa credere che navighiamo verso un futuro infinito anche se in realtà siamo in uno stagno con i fondali dipinti  (Andrea De Carlo)

01/03/2013 E’ incredibile notare con quante infinite tonalità di può pronunciare la parola “ciao”. E nel suono che vibra, ogni volta diverso, è già contenuta l’essenza dell’incontro

01/03/2013 Non bisogna temere di essere strani. Piuttosto esserne fieri

01/03/2013 L’attrazione tra un uomo e una donna è attesa del momento dell’impatto, in cui si dissolve ogni distanza, ogni confine tra i sensi, tra i corpi ed ogni parte della pelle, della vista, del tatto, fino a sfiorare l’anima. E’ l’incidente più bello, e non c’è risarcimento.

23/02/2013 Tutto invecchia, tranne le bugie. Quelle sono immortalimarzo 2006 022

23/02/2013 I pensieri sono muti quanto certe parole

21/02/2013 Sarebbe utile un quadro dei nostri sentimenti altrettanto preciso quanto le radiografie ed ecografie

14/02/2013 « Così io sostengo che Amore è il più antico fra gli dei, il più meritevole di onore e quello che è più padrone di spingere gli uomini, da vivi e da morti, all’acquisto della virtù e della felicità. ». Fedro

11/02/2013 La coscienza si assopisce quando la vita è condannata all’automatismo; si risveglia appena rinasce la possibilità di una scelta (L’evoluzione creatrice)

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11/02/2013 “Vivere con una donna è come partecipare ad un’asta. Non sai mai se la tua è l’offerta migliore”

10/02/2013 Il rapporto tra le persone è un’avventura: bisogna saper cogliere i segni, il dire e non dire, i pensieri dietro le parole, fidarsi, non fidarsi, percepire, senza mai sapere nè conoscere

10/02/2013 Invidio chi ha vissuto in un’epoca in cui ci si poteva innamorare ballando un lento

10/02/2013 Dispiegare l’essenza del proprio essere è la vera prova, la posta in gioco, la ragione di tutto

10/02/2013 Che cosa bella è l’uomo quando è uomo (Menandro – 342 a.C.)

10/02/2013 Viviamo, non come vogliamo, ma come possiamo. (da La donna di Andro – Menandro)

10/02/2013 Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti (L.Pirandello)

Un’altra vita (Maurizio Barraco @ artavita)

07/02/2013 La verità non si sa come riconoscerla (V.Capossela)

07/02/2013 Quelle verità nascoste nelle tasche delle giacche, nei cassetti degli armadi, nelle memorie indelebili dei cellulari, negli angoli delle case, sugli sguardi bassi, nelle borse, sotto le scarpe, nelle parole

07/02/2013 Come la vista del paesaggio dal finestrino di un treno, gli eventi della vita scorrono così veloci che non riusciamo a trattenere quasi nulla

07/02/2013 Amami quando lo merito meno, perché sarà quando ne ho più bisogno (Caio Valerio Catullo)

06/02/2013 Da quando ho la mano destra fasciata sto apprezzando una diversa prospettiva delle cose. L’abitudine uccide le nostre potenzialità

06/02/2013 Vorrei poter riscoprire ciò che ho già scoperto

06/02/2013 La notte è il tempo dell’anima

05/02/2013 Momenti che non tornano: ballare da soli come pazzi chiusi in una stanza con la musica a palla e la testa leggera, il cuore libero, le mani ancora vuote e avide di ogni cosa

05/02/2013 Ciò che ricordo di te non ti somiglia, forse è solo frutto di un miscuglio di pensieri e vecchie fotografie

05/02/2013 I figli sono specchi fedeli della nostra immagine nel tempo, dei nostri errori, delle nostre virtù, delle nostre contraddizioni e sottrarsi alla eloquenza del loro sguardo è come fuggire da noi stessi

01/02/2013 Esisto solo negli occhi di chi amo

25/01/2013 Peccato che non sia molto facile da realizzare, ma l’amicizia tra un uomo e una donna è un rapporto tenero e sincero come pochi, basato sulla complicità e sull’ammirazione, libero dalla competizione e dai rischi delle gelosie….sempre se nel frattempo non si accendono i sensi

The pods on the London Eye casts shadows against a thick morning fog as the spring sun shine begins to burn it off in central London24/01/2013 Pioggia e sole cambiano la faccia alle persone…tu ricordati se mi cercherai, sempre per sempre dalla stessa parte mi troverai…tu non credere se qualcuno ti dirà che non sono lo stesso ormai…il vero amore può nascondersi, confondersi, ma non può perdersi mai… (F.De Gregori, “Sempre e per sempre”)

14/01/2013 La nebbia riesce a darmi la percezione dell’infinito

14/01/2013 “I giuramenti d’amore non arrivano all’orecchio degli dei, essendo puntualmente infranti” (Callimaco)

 

 

 

Opera esposta al Museo Picasso, Barcellona, nella Mostra "Post - Picasso, Contemporary Reactions". Aprile 2014

Immagine di copertina: Gavin Janties, Untitled. Opera esposta al Museo Picasso, Barcellona, nella Mostra “Post – Picasso, Contemporary Reactions”. Aprile 2014

© Geophonìe, 2014.
Diritti riservati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ROCKSPEL, ALBUM DI ESORDIO

finestrapoisonCon “Niente paura Joshua”, realizzato con Geophonìe, la street-band modenese giunge al suo battesimo discografico e introduce la Contemporary Christian Music nel panorama musicale italiano.

Hanno scelto l’Associazione Culturale Geophonìe per autoprodursi, e dopo diversi mesi di artigianale passione domestica, “passione” autentica, intesa come “fatica e tormento”, hanno dato alla luce il proprio primo disco. Nello studio di una casa discografica sarebbe stato tutto più semplice, col conforto e l’ausilio di tecnici del suono specializzati, consulenti e interpreti. Ma i Rockspel sono una street-band che non bazzica i circuiti ortodossi, suonano se e quando hanno qualcosa da dire e da trasmettere, senza contratti, impegni e condizioni. Fedeli a questo approccio, anche l’urgenza del disco, della sua realizzazione e pubblicazione, è stata vissuta con un impegno tutto proprio, assecondando gli slanci e i tempi nei quali certi impulsi emergono, chiusi tra quattro mura quando si può, col sole o le nebbie fuori dalle finestre, dopo il lavoro, la sera, o a prima mattina. Fare tutto da soli è un limite, ma è anche un’opportunità, un’avventura. Per certi versi è una crescita. La produzione, quella vera, costruisce immense sovrastrutture a supporto dei musicisti, li sostiene, talvolta li “sorregge”, nel senso che crea dei valori aggiunti attorno al prodotto, gonfiandolo, arricchendolo, portandolo al di là delle oneste intenzioni e delle reali capacità degli artisti. Così operando, le sorprese possono essere clamorose, ma la sostanza reale di un prodotto o di un autore la si riscontra poi dal vivo, dove non si può bleffare.
Il disco dei Rockspel non avrà certo quei valori aggiunti apportati da illuminati tecnici e arrangiatori o consulenti del suono, ma per questo ha il pregio di fotografare la band per ciò che è realmente, senza finzioni, camuffamenti e forzature. Un disco onesto e vero, un’istantanea della band ad oggi.
Il lavoro si inquadra perfettamente nella concezione artistica della Contemporary Christian Music, in cui si pensa ai contenuti, e in cui la sonorità prescelta per rappresentarli ed esprimerli è solo un vestito, un abito da indossare senza troppe pretese.
I lavori di Rebecca Saint James, degli Switchfoot, di Jeremy Camp, di Michael Sweet, girano intorno ai testi e si avvalgono di atmosfere di volta in volta pop, country, rockblues tradizionale, eccetera. Ascoltando i loro dischi ci si imbatte in sonorità già sentite, in schemi musicali già noti. Un ascolto limitato alla parte sonora, che non colga la fusione dei suoni con quei testi, rischia di produrre un giudizio riduttivo e quindi incompleto di questi lavori. Se però si decide di fare uno sforzo in più, e si prova a recepire il messaggio complessivo anche attraverso i testi, ci si accorge che l’espressione musicale nel suo complesso non è affatto scontata, come forse ad un primo superficiale approccio potrebbe apparire.
Ebbene, il disco dei ROCKSPEL merita di essere compreso proprio con un siffatto approccio. E’ un disco di traditionals, totalmente rielaborati in un rock dalle sonorità ben conosciute. Se si saltasse il passaggio della lettura dei testi (elegantemente riportati nel booklet interno, in lingua originale inglese e nella contestuale tradizione italiana) si andrebbe sicuramente fuori strada nell’opera di comprensione del lavoro. Se invece a questa lettura ci si presta, le stesse sonorità ne guadagnano, sino a risultare persino inedite, perché armoniche, e in originale sintonia con questi testi. Si tratta di nove brani con cui i ROCKSPEL esternano la propria attrazione per lo Spirito che animava il popolo degli schiavi afroamericani.
lenzotti12b-light“La scelta del repertorio non è stata dettata dalla passione del gospel in quanto genere musicale in sé”, si legge nelle note di copertina. Ciò che la band vuole rievocare è quella spiritualità che teneva unito quel popolo. “Gli schiavi leggevano la storia del popolo ebraico raccontata nel Vecchio Testamento, come un’anticipazione del destino del popolo africano in esilio”.
Il Gospel e gli Spirituals, dunque, erano un mero veicolo, per realizzare quella unità. Come lo è oggi il rock per questa band, che tra i suoni Fender elettrici di Emilio Pardo e Valerio Corvino, e quelli acustici di Alberto Berna, ti parla di Mosè ( “Go Down Moses” ), della guerra per la conquista di Gerico ( “Joshua fit The Battle Of Jericho” ), e della “terra promessa”, ma agli schiavi afroamericani, e poi loro negata ( “Nobody Knows The Trouble I’ve Seen” ).
L’esordio dei ROCKSPEL è di sicuro impatto culturale. Un’operazione di valorizzazione e recupero di brani noti e meno noti, ma di cui pressochè sempre si è ignorato il vero contenuto e la profonda sostanza storica. Come “Oh Happy Day”, o come “Oh When The Saints Go Marchin’ in”, rimbalzati per decenni tra spot pubblicitari, documentazioni televisive d’epoca e rielaborazioni di ogni genere. Sono brani che i ROCKSPEL ripropongono, ma offrendoci anche ‘pillole’ di storia inedite e nuove visioni sonore.
Di sicuro impatto anche l’interpretazione di Grazia, lead singer della band intorno a cui si stringe il gruppo per valorizzare il suo particolare timbro vocale. “Since I Laid My Burden Down”, da lei cantata con modalità differenti rispetto agli altri brani del disco, conduce il gruppo su itinerari sonoro-mentali non-rock, ma di pura atmosfera, tra un dream-pop à la Cocteau Twins e atmosfere astrattamente trip, lente, anni ’90, a dimostrazione di una versatilità senz’altro apprezzabile.
“Niente Paura Joshua”, dunque, opera prima dei ROCKSPEL su disco, può consegnarsi al mercato come prodotto assolutamente gradevole, godibile, di buon gusto, equilibrato anche negli stimoli culturali che infonde, in modo discreto, a piccole dosi.

giuseppe basile © geophonìe
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LA COLLEZIONE DE SIATI: UN PATRIMONIO DELLA FOTOGRAFIA

Gli Archivi fotografici di Paolo De Siati rappresentano la più ampia e organica raccolta esistente di immagini della Taranto del ‘900, un autentico tesoro documentaristico. Un ritratto della società jonica, dei suoi stili di vita e di un mondo economico e culturale ormai estinto.

Paolo De Siati (25.1.1895 – 27.10.1960), tarantino, è un nome noto nel mondo della fotografia di cui ancora si sente parlare, nonostante sia scomparso oltre cinquant’anni orsono.

Spesso, infatti, la sua opera fotografica ha suscitato attenzione e interessi, sia per il suo indubbio valore illustrativo e documentaristico del territorio pugliese e di Taranto in particolare, sia anche per questa sua attitudine rievocativa e di testimonianza di un’epoca, con tanti scatti memorabili che descrivono costumi e stili di vita della prima metà del ‘900.

Vi sono, in effetti, negli archivi De Siati, immagini di Taranto assolutamente uniche, molte delle quali sono poi entrate a far parte dell’iconografia della città, grazie soprattutto all’attività commerciale del suo negozio di ottica sito in Taranto alla via Di Palma angolo via Pupino. In quello storico esercizio commerciale, gestito dai figli fino alla sua cessazione del 1995, molte di quelle immagini vennero custodite e diffuse, spesso anche gratuitamente, ad amatori, alla stampa e all’editoria, trovando quindi la loro giusta e meritata notorietà.

Ma l’attività fotografica del Paolo De Siati puro fotografo, artista e sperimentatore, rigoroso artigiano dell’immagine, non ha incontrato particolari occasioni per essere svelata al grande pubblico come è avvenuto per l’attività documentaristica. Uno studio dedicato ai suoi lavori privati, ai ritratti di gente comune, ai paesaggi in bianco e nero degli anni ‘30 e ’40, consentirebbe oggi di cogliere la qualità fotografica di certe istantanee, frutto di lunghe prove e di soluzioni tecniche, sia in fase di realizzazione che di stampa.

La collezione privata della famiglia De Siati, infatti, costituisce un esempio più unico che raro dello stato dell’arte fotografica nell’Italia della prima metà del ‘900. Attraverso lo studio delle sue immagini si scoprono, talvolta, scelte operative, correttivi e ritocchi artigianali, stili d’immagine: tutte cose realizzate con i mezzi di allora. Ma si scorge anche la modalità antica del lavoro di fotografo, il suo approccio alla macchina tutta meccanica, senza aiuti, tutori, autofocus, misuratori della luminosità. La macchina fotografica era un congegno muto, che solo la mente del fotografo poteva condurre. Riuscire a ottenere da quelle strepitose ottiche la massima resa era una scommessa da vincere solo con l’ausilio delle proprie conoscenze e capacità.

Appostarsi dietro l’obiettivo e attendere: che una certa luce diventi più morbida, che la nuvolosità vada a diradarsi, che certi riflessi del sole non risultino molesti. Questo era (anche) il mestiere del fotografo professionista. La fotografia del passato, sino all’avvento della macchina digitale, era il prodotto di lunghe attese, di ritorni sul luogo dello scatto, di ripetute prove. Si cercavano le condizioni ottimali per ottenere un dato effetto. La luce dopo il temporale, il controluce di un pomeriggio assolato, il contrasto tra luci e ombre. Ombre lunghe, raggi di sole obliqui e fendenti, nuvole basse, cieli azzurri e nitidezze da brivido. L’arte fotografica consisteva, prima di tutto, nel saper aspettare. L’attesa paziente, la tenacia, erano il requisito iniziale necessario per poter scattare l’istantanea immaginata. Se la natura e la fortuna soccorrevano il fotografo, offrendogli le condizioni sperate, l’opportunità doveva sposare la prontezza, la tempestività, il ricorso a chiare cognizioni tecniche per far sì che quel dato momento, quella specifica posa, venissero catturate.

A volte la fotografia realizzata dopo estenuanti appostamenti, tentativi falliti, occasioni sprecate, esperimenti sbagliati, assomigliava alla pesca: l’attesa, la rapidità del momento, la concentrazione nel cogliere l’attimo. L’immagine era la preda. Ma a differenza della pesca, qui non bastava accaparrarsi la preda catturandola alla meglio. Catturare un’immagine vuol dire, talvolta, catturare un dettaglio di quell’immagine. La folata di vento improvvisa sugli alberi d’autunno. Il banco di nebbia minaccioso sulle rotaie del treno. L’atterraggio degli uccelli sul campo incolto alle prime luci del mattino gelido, fra le ultime ombre torbide della notte che se ne va. Tutto questo è produzione fondata sulla dedizione.

Oggi è molto più semplice. Con la post produzione si arriva a fare quello che nel momento creativo originario non si è saputo o voluto fare. Una grande conquista della tecnica. Rileggere oggi certe immagini di Paolo De Siati dopo aver acquisito la pratica della post produzione, del ritocco, dell’elaborazione, produce emozione e stupore. Proprio per la facilità con cui ormai si riesce a intervenire sull’immagine sino a stravolgerne la sua stessa essenza, si comprende la difficoltà sottesa ad uno scatto degli anni 30 in cui certi dettagli volutamente risaltano. Questione di costanza, di tecnica, di immaginazione della resa finale.

La fotografia del passato dimostra quanto fosse importante prefigurarsi un certo effetto, per poterlo efficacemente realizzare. Oggi quello stesso effetto lo si produce con mille prove in laboratorio, persino in modo involontario. E questo dimostra quanto fosse grande la capacità visiva e tecnica dei fotografi del passato nel prefigurarsi quel dato risultato e nel cercarlo intenzionalmente.

Il lavoro di Paolo De Siati, dopo le produzioni dell’Editore Schena (1994) e delle Edizioni Archita (2002), si spera possa tornare alle stampe. L’Associazione Geophonìe, se officiata dagli eredi De Siati, ne sarebbe grata e orgogliosa.

Pubblichiamo un breve testo che a fine 1994 venne scritto da Jolanda Pavone e letto in pubblico da Lucilla Pavone – nipoti di Paolo De Siati – in occasione della presentazione del volume “Taranto nelle foto di Paolo De Siati” (ISBN 88-7514-701-9) realizzato da Roberto Cofano per l’Editore Schena. La presentazione avvenne a Taranto in una sala del glorioso Bar La Sem di via Giovinazzi.

Ricordo di mio nonno, Paolo De Siati.

A cent’anni dalla nascita di Paolo De Siati, la pubblicazione di un libro che raccoglie alcune delle sue foto più belle è il modo migliore di ricordarlo.

Don Paolo, “Malatièmpe”, mai nomignolo fu più azzezzato, amava il grigio, maschera dietro la quale si nascondono gli uomini fatti di concretezza e di ideali. Lo amava in tutte le gradazioni, quello delle giornate piovose e della vita attiva, dei mattini freddi e dell’altruismo, delle difficoltà e delle soddisfazioni che derivano dal farvi fronte. Di ciò testimoniano le sue fotografie, nitide ed eloquenti, e la sua vita, sobria e coraggiosa. Sempre pronto a sfidare le incertezze del domani, mio nonno era pronto a rimetterci di tasca propria, quando le cose fossero andate male. Era generoso con tutti e, nel lavoro, animato da passione, creatività e inventiva. Era simpatico e gioviale, un po’ mattacchione, proprio come il figlio Lillino, mio zio, che da un ritratto satirico nel negozio di via Di Palma a tutt’oggi cerca, con la lente d’ingrandimento, una città che ancora non riesce a trovare: la nostra città, lontanissima ormai da quella che accolse don Paolo e la sua lunga avventura.

Taranto, e le foto che la ritraggono, si rincorrono nei miei pensieri fino a fondersi in un unico quadro, ricco di bianco e nero, di chiaroscuri e affetto. Ne sono artefici mio nonno e la sua opera, artefici che mi consentono di tuffarmi nel passato mentre guardo al futuro ed all’oggi, senza limiti di spazio e di tempo oltre quelli delle sue fotografie. Sarà anche il conoscerne l’autore, ma osservare una foto di don Paolo è come salire sulla macchina del tempo. Gustarne una raccolta intera, poi, fa andare a cavallo della storia e dominarla. In quelle foto austere e pulsanti c’è tutto Paolo De Siati, le sue giornate, la sua vita. Immagino il suo orgoglio nel constatare il seguito di cui gode l’opera che ci ha lasciato, crescente e ininterrotto nel tempo.

La vitalità delle immagini coincide con la passione di chi riesce a tradurle in fotografie. E queste riflettono l’animo del fotografo. Mio nonno vedeva il mondo attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, e viveva pronto a fermarlo con uno scatto, qualsiasi cosa facesse. Si trattasse di momenti futili o importanti, di immortalare persone o vie o piazze, di fissare attimi predisposti oppure colti all’improvviso, don Paolo c’era, sempre. Pronto a regalare qualche frammento di vita vissuta ai posteri.

Sono cresciuta specchiandomi nelle fotografie raccolte nel libro ed in mille altre, ugualmente significative, che non vi hanno trovato posto. Tutte appartengono, senza distinzioni, ai miei sentimenti e ai miei ricordi.

Grazie nonno.

Ringrazio l’Autore Roberto Cofano, Giovanni Acquaviva, Ornella Sapio, l’Editore Schena e quanti hanno consentito la pubblicazione del libro, dallo stesso autore dedicato a mio zio Lillino, per il suo prezioso contributo.

Concludendo voglio ricordare proprio zio Lillino, prezioso sempre, come sanno molti di voi avendolo conosciuto e frequentato. Zio Lillino amava la musica, gli amici e la compagnia non meno della sua vecchia e fedele camera oscura. Amava la vita come nonno Paolo, e così voglio ricordare entrambi. Amava e custodiva gelosamente le raccolte di fotografie paterne, che ben volentieri, però, ha messo a disposizione dell’autore per la realizzazione di questo libro.

Jolanda Pavone

(a nome dei figli di Paolo De Siati: Davida, Giovanna, Erasmo, Elena e Giulia)

Felicità. Sfidando la gravità.

Connie, Post- pensieri (Facebook, 2014)

azzurra07/06/2014 E’ proprio vero…negli occhi dei genitori il tempo non scorre…e i figli restano sempre quei bambini che sono stati, che ci hanno assediato amabilmente la vita, mentre erano, e non lo saranno più, soltanto nostri

07/06/2014 La leggerezza è la vera essenza delle felicità. Sentirsi appagati perchè non si possiede nulla al di fuori dell’attimo che si sta vivendo. Lasciarsi avvolgere, non opporre resistenza, respirare la vita che ci accarezza come la seta e poi sorridere, non sentire più il peso dei pensieri, amare

07/06/2014 Amo l’attesa perché erotizza, perché è adrenalinica, col fiato corto.  E’ il punto di contatto tra la rappresentazione di ciò che non è ancora accaduto, e forse accadrà, e l’incombenza, ancora immaginata e inventata, della realtà 10444567_10202512732514768_3926779072691790769_n

06/06/2014 ” Intanto si perdono cose, si perdono attimi di vita, emozioni, sensazioni, odori. A volte persone….Poi invece qualcuno si ritrova, basta voltarsi, basta guardare nella direzione giusta. “Lights will guide you home and ignite your bones…”

coccinella16/05/2014 Imparare ad assaporare la vita dalla coccinella. Mentre si aggrappa tenacemente al filo d’erba con le sue zampine, sfidando la gravità, ci insegna che la vera felicità è nel qui e ora: “riuscire a stare ben saldi a terra, ma essere capaci di prendere il volo verso un mondo superiore di armonia e di bellezza”.

5/4/2014 – La nostra anima e’ una combinazione di entità differenti di età diverse che convivono pacificamente: dai bambini che siamo stati ai vecchi che diventeremo – (Irene Nemirowsky)

30/03/2014 – La felicita’ somiglia a delle vacanze in riva al mare in un’estate piovosa e anche se solo l’ultima giornata e’ stata bella, essa basta per rimpiangere l’estate intera – (Irene Nemirowsky)

07/03/2014 – La felicità e’ l’unico sentimento di cui rimane traccia nella nostra labile memoria, e a volte vi lascia un segno talmente profondo da somigliare a una ferita (Irene Nemirowsky)

ipocrisia15/02/2014  Accade spesso che i gesti esteriori e gli atteggiamenti affettuosi del nostro corpo restino immutati anche quando i sentimenti sono cambiati nel profondo

13/02/2014  …Nulla si conosce interamente finché non vi si è girato tutt’attorno per arrivare al medesimo punto provenendo dalla parte opposta…. Pollice su per Schopenhauer

13/02/2014  “…Ho fatto i conti con un pezzetto di esperienza, Warnie. L’esperienza è una maestra brutale. Ma si impara.. mio dio quanto si impara”  (dal film Viaggio in Inghilterra)

13/02/2014  “Il dolore di oggi fa parte della felicità di ieri”  (dal film “Viaggio in Inghilterra”)IMG_5493 web

13/02/2014 Invidio ai programmi informatici il tasto “elimina lo step precedente”

13/02/2014 …non oltrepassare la linea gialla…

26/01/2014 Con la verità si può avere solo un contatto, senza mai possederla.

01/01/2014 Intanto, per cominciare, oggi splende un sole magnifico su questo 2014 tutto da scrivere…e quanto vorrei scrivere…vorrei riempire i giorni come bicchieri ricolmi, come cassetti che non si chiudono, come i cieli della notte di San Lorenzo

© Geophonìe

COMUNITA’ UMANE IN CERCA D’AUTORE

Le idee, e le aggregazioni umane attorno ad esse, talvolta si formano e si sviluppano in modo del tutto occasionale, per puro caso o per contingenze specifiche. L’Associazione Culturale Geophonìe vide la sua genesi per far fronte a una contingenza imprevista.

Era il 2007, e già da un anno lavoravamo a un progetto editoriale volto a riesumare una storia di cultura musicale locale: dopo aver rovistato tra fotografie e cronache di stampa d’epoca che illustravano una serie di concerti rock realizzati a Taranto e in Puglia negli anni ’80, avevamo infatti deciso di utilizzare questo materiale per la realizzazione di un volume documentaristico.
Mentre il nostro lavoro di autori procedeva e prendeva forma, tuttavia, alcuni editori amici espressero delle perplessità in ordine alla possibilità di utilizzare liberamente tali reperti fotografici e di stampa. A fronte delle esitazioni manifestate dai gruppi editoriali interpellati, dovemmo convenire sulla difficoltà di pubblicare il nostro lavoro fotografico in assenza delle necessarie liberatorie previste dalla legge 633/1941 sul diritto d’autore.
Lo scopo di lucro, infatti, che caratterizza e qualifica la natura stessa dell’attività editoriale quando viene svolta in forma imprenditoriale, preclude quella “libera utilizzazione” di testi e immagini che era nelle nostre intenzioni.

Fu così che, per ovviare a questo ostacolo, ci ritrovammo a costituire un’associazione culturale senza scopo di lucro, in modo da poter attingere a patrimoni fotografici e di stampa utilizzabili in pubblicazioni caratterizzate da finalità scientifiche, didattiche, culturali.
L’Associazione, che denominammo Geophonìe, orientandola verso i nostri interessi musicali, ha raccolto, anche a seguito della nostra prima pubblicazione (“80 New Sound, New Wave”) testimonianze di gruppi di appassionati, desiderosi di raccontare storie private e di comunità ristrette.
Alle prime storie pervenute, per lo più legate alla musica e agli ambienti di provincia in cui tali piccole comunità umane erano fiorite, ne sono seguite altre, provenienti da ambienti del tutto differenti. C’è chi ha raccontato vicende belliche vissute con gruppi di militari poi rimasti in contatto, chi ha illustrato storie di comunità scolastiche, chi invece ha aperto archivi fotografici privati mostrandoci testimonianze di luoghi, stili di vita passati e rievocando culture circoscritte.
Attraverso questi contatti ci siamo accorti che un’esigenza di questa nuova società globalizzata e pluriculturale è quella di far convivere, accanto ai grandi disegni della macro-storia, storie minime che rappresentano l’identità della gente comune in un quotidiano passato o presente.

In questi anni è accaduto frequentemente che dopo l’interesse alla ricostruzione di tematiche storiche di ampio respiro, sia fiorita poi una letteratura incentrata sugli effetti e le ripercussioni che i grandi eventi hanno prodotto nella vita pubblica o privata di micro realtà sociali. Ne sono un esempio i libri di Gianpaolo Pansa sulle vittime della guerra mondiale dal versante dei vinti, o quelli sulla cultura hippie nelle realtà della provincia italiana degli anni ’60 e 70’, o ancora, quelli sulle economie rurali e locali all’alba o al tramonto di grandi scelte economiche e di pianificazione in certe aree.
Quello che ci ha colpito è stata l’esigenza di certi testimoni del tempo di affidare a una nuova editoria storie preziose e nascoste, storie private ma emblematiche, difficilmente utilizzabili da una grande editoria commerciale, ma assolutamente significative in ambiti culturali più ristretti.
Abbiamo allora pensato che le culture di tante micro realtà e di tante comunità umane circoscritte potrebbero oggi, grazie a iniziative editoriali sostenibili, trovare una meritata visibilità, sia attraverso pubblicazioni telematiche, sia mediante i sempre amati libri cartacei la cui produzione oggi è favorita da possibilità tecniche di minor costo.

Geophonìe, dunque, si propone per una nuova progettualità, sempre fondata su logiche associative e finalità non lucrative.