Astrid Hallén. Alla terza nuvola, continua avanti.

© Johan Ahlbom

Comprendere la propria attitudine e lavorarci con passione  è il valore che Astrid Hallén persegue per esprimersi interiormente nella recitazione. Un sogno, quello di recitare, che viene da lontano o, semplicemente, il vero desiderio, che in assoluta naturalezza è per Astrid esaltante, nel vivere questa bellissima avventura di essere se stessi cambiando pelle. Raggiungiamo Astrid in video chat per conversare di quello che sta diventando la sua professione e di come sono stati i suoi inizi nel mondo della recitazione. Astrid risponde dalla lontana Svezia e circondata da piante verdissime che sembrano darle linfa ed energia per il suo lavoro le chiediamo subito quanto ami recitare: Vogliamo parlare della tua personale esperienza nel mondo della recitazione?

© Johan Ahlbom

Recitare è il sogno della mia vita e la perseguo con dedizione. Voglio fare bene e la mia concentrazione è massima. Sento che è parte di me e non semplicemente un lavoro. Il mio impegno è volto a migliorarmi e a scoprire nuovi angoli nascosti di questa bellissima professione. Dedico il mio tempo a provare nuovi testi e a volte uso il mio telefonino per filmarmi e rivedermi. E’ importante capire dove recito meglio e in cosa devo migliorare. Astrid è svedese e naturalmente la conversazione si svolge in inglese. E’ molto attenta e scorgo una attenzione a spiegare per bene quello che lei vuole trasmettere anche dalla nostra semplice conversazione. Parlare del mio lavoro di recitazione è come spiegare un po’ come siamo fatti e voglio aggiungere che recitare per me è come esplorare un mondo nuovo. Inoltre si ha un contatto particolare con se stessi e quando studio un nuovo dialogo di una sceneggiatura è come immergersi in una nuova fantastica avventura. Chiedo ad Astrid quali sono stati i suoi primi passi nel mondo della recitazione e se ha sostenuto particolari studi:

© Tim Kristensson

Ho studiato in una scuola che si chiama Sinclair a Uddevalla  a 16 anni e lì ho imparato molto come recitare. Si recitava tutti i giorni e la mia forza di volontà ha fatto il resto. Posso dire di essere autodidatta anche se le basi le ho avute al Sinclair. A 16 anni ho incominciato a vivere da sola e a potermi concentrare su quello che veramente volevo studiare. Recitare. Continuando a dialogare con Astrid le chiediamo di coinvolgerci maggiormente nelle sue idee e opinioni riguardante il suo mondo della recitazione. Mi piace molto seguire il regista che mi consiglia e mi chiede, e nello stesso tempo cerco di improvvisare, considerandola come una sfida ad avere più forza interiore nello spingermi a capire le mie possibilità. Bisogna viverlo il momento, e metter fuori i propri sentimenti. E’ un gran momento in cui avviene un bellissimo contatto con me stessa. Sento come espandere la mia vita e renderla più grande e più intensa tutte le volte che recito.

© Anna Osk Erlingsdottir

Nel cuore della conversazione,  Astrid mi spiega che : Sai, trovo molta ispirazione nell’incontrare nuova gente con cui potermi confrontare sulle idee. E’ essenziale aprire dialoghi con mentalità differenti ed io in particolare lo trovo molto stimolante per il mio lavoro. Anche  leggere o vedere film accresce in me la fantasia e l’entusiasmo per esprimermi nella recitazione.

© Johan Ahlbom

E qui che Astrid da sola mi parla della sua esperienza più importante ….. La mia ultima esperienza di recitazione è stata quella di prestare la mia voce e la mia emozione di donna in un corto di Monica Mazzitelli. Una bravissima regista italiana che vive in Svezia e con la quale ho partecipato al suo “The Wedding Cake”. Sai, un corto a sostegno della condizione della donna nel mondo il cui tema è da me condiviso con molto interesse. The Wedding Cake ha avuto la sua anteprima mondiale in Islanda, al Reykjavík Feminist Film Festival, dove ha vinto il primo premio. Due settimane dopo c’è stato il debutto al più importante Festival del cinema scandinavo, il “Göteborg Film Festival” in Svezia. Sono poi seguite molte altre vittorie e nominations internazionali e questo è stato per me un’enorme soddisfazione. Aver potuto partecipare a questo progetto  e lavorare con la regista italiana è stato molto gratificante e in maniera inaspettata è arrivato anche il successo perché il corto ha vinto il primo premio al concorso del “Feminist Film Festival’s International Sister Competition” a Reykjavik.  Il mio incarico era di narrare con la mia voce la storia di una donna alle prese con le avversità della vita. Anche se sono stata solo la voce narrante, sentivo molto dentro di me il carattere del personaggio che dovevo interpretare e nello stesso tempo sapevo che il mio lavoro sarebbe dovuto arrivare alle donne del mondo affinché ricevessero solidarietà. Sicuramente uno dei ruoli più importanti che io abbia realizzato.

Astrid mi coinvolge con le sue parole e il dialogo diventa molto interessante quando affrontiamo l’argomento che riguarda la scena femminile nel cinema o nel teatro in Svezia. Sai Marcello, da quando il movimento #metoo è diventato globale c’è stato molto fermento nel mondo femminile della recitazione e anche da noi in Svezia ci sono molte nuove sceneggiature. Penso che stiamo vivendo un periodo intenso per l’interesse a portare sul palcoscenico o sullo schermo nuove storie, e soprattutto provenienti dalla realtà. Rimane sempre una realtà conservatrice nell’industria del cinema. I ruoli che mi hanno affidato sono quasi sempre molto femminili, come essere una moglie, o una fidanzata. Ho recitato in produzioni video musicali e i miei ruoli erano quelli tradizionali per una donna. Mi piacerebbe molto recitare in ruoli nei quali la donna ha una presenza forte e di comando o rappresentare uno strano personaggio femminile anche per crescere in nuovi ruoli.

Quindi recitando senti che la tua autostima cresce? Si può dire che recitare accresca sicurezza e determinazione? Penso di si. Perché no. Dai differenti ruoli che si interpretano, a poco a poco si impara sempre di più e l’autostima arriva quasi spontaneamente. Se il ruolo ha bisogno di una persona con autostima allora recitando quel ruolo io cresco e diventa qualcosa di unico dentro di me.

© Sean McLatchie Lewthwaite

Nel dialogare con Astrid non si poteva non conversare sui suoi preferiti nel cinema, registi e attori …. Mi piace molto vedere come recitano alcuni attori e tra i miei preferiti ci sono quelli che recitano sembrando se stessi,  mi piace anche vedere l’unicità di un set di come è stato preparato. Non gradisco scene già viste perché l’originalità nel cinema per me è importante. Ci sono molti film che si assomigliano e ovviamente preferisco nuove storie originali. Se sento di aver appreso qualcosa da un film allora posso dire che mi è piaciuto e che è un film importante per me e la mia carriera. Tarantino mi piace e anche Spike Jonze che ha diretto “Essere John Malkovich” che mi è molto piaciuto e ha diretto diversi video musicali. Tra le attrici Uma Thurman e non dimentico la bravissima Cate Blanchett. Auguro ad Astrid Hallén una splendida carriera e il sole che spunta dalle nuvole sembra essere di buon auspicio. La nouvelle vague del cinema Svedese si completa con questa interessantissima attrice.   Marcello Nitti © Geophonìe 27 Giugno 2020 Diritti riservati

Foto di copertina © Peter Gaudiano

22.04.1983. Ultravox, una lunga storia

 

 

Corriere del Giorno, 22.04.1983

Fu un colpo di fulmine.

Nel ’77 Brian Eno incontra John Foxx che ha da poco fondato gli Ultravox. Brian ne diventa il produttore e quello stesso anno pubblica il loro primo album.

La musica degli Ultravox era sottile e tagliente con una splendida voce di John Foxx che vi contribuiva in modo determinante. Eno così come era giusto se ne andò e Foxx rimasto orfano pubblicò con gli amici rimasti due album incantevoli “Ha! Ha! Ha!” e “Systems of Romance”.

Molti furono in quel periodo i gruppi che nacquero imitando gli Ultravox i quali, non a caso, godevano della stima della stampa inglese arcinota per la sua taccagneria sul piano del consenso.

Ma le sorti del gruppo continuarono ricche di avvenimenti: John Foxx li abbandonò e tutti, allora, pensarono che degli Ultravox nessuno avrebbe più sentito parlare.

Andò invece che le redini del gruppo vennero prese da Midge Ure grazie al quale cambiò anche la musica degli Ultravox. Le relazioni pubbliche aumentarono, Warren Cann, Chriss Corss e Billy Currie uscirono allo scoperto.

Nell’80 viene pubblicato “Vienna”.  I nostalgici della vecchia formazione urlano allo scandalo; coloro che sanno che la vita può imporre profonde trasformazioni si dimostrano ottimisti. “Vienna” è un successo. E’ l’era dei “video” e quelli degli Ultravox sono spettacolari: il filmato che riguarda “Vienna” è solo secondo a quello di Bowie per “Ashes to Ashes”.

Seguiranno poi “Passing Strangers” da “Vienna”, “The Voice” e “Thin Wall” da “Rage in Eden” fino a giungere a “Reap the wind” e “Hymn” dal loro ultimo album “Quartet”.

Visti quest’inverno dal vivo in Francia, gli Ultravox hanno allestito il loro show servendosi di una scenografia suggestiva, la stessa che poi è stata riprodotta sulla copertina del loro ultimo album. Inoltre godevano dell’ausilio di due vocalist che hanno mandato in visibilio la platea. In Italia si esibirono nel dicembre ’81 e forse ritorneranno la prossima estate.

Frattanto è stato pubblicato un singolo di Midge Ure che interpreta una canzone di Tom Rush. Gli Ultravox da parte loro propongono un E.P. con la versione live di “Reap the Wind”.

Marcello Nitti © Geophonìe

23.04.1983. I Thompson Twins, dai cartoon alle isole Bahamas

 

Corriere del Giorno, 23.04.1983

Quel suono sporco, africano.

Debitori verso profonde culture giovanili cone il “reggae” e il “punk”, i “Thompson Twins”, ovvero i gemelli Thompson, stanno conquistando le classifiche di mezzo mondo.

Due notizie: il nome lo hanno tratto da un celebre cartone animato che aveva per protagonisti due balbuzienti investigatori “Thompson and Thompson”; la loro avventura musicale è cominciata nel 1977. Come dicevo le radici dei Thompson Twins sono il reggae e il punk ma il loro sound è una “dance music” raffinata. Amano tinteggiarsi i capelli ornati spesso da lunghe trecce e indossano abiti di grande effetto.

Attualmente sono in tre e vengono guidati da Tom Bailey che è inglese, mentre la giovane Alannah Currie è della Nuova Zelanda e Joe Leeway è nigeriano. Alla formula a tre sono giunti da poco e comunque hanno già all’attivo tre album l’ultimo dei quali è “Quick step and Side Kick”. Originariamente i Thompson nacquero come settetto, diventarono quindi  un quartetto per trasformarsi definitivamente in un terzetto. Una riduzione che però non li ha dennaggiati in qualità.

Con un discreto seguito a livello mondiale, hanno suonato in Europa, Giappone e Australia esibendosi inoltre due volte al “Ritz” di New York. Sono infuenzati moltissimo dal suono africano, acerbo e sporco. Tom Bailey ha dichiarato di provare una intensa eccitazione all’ascolto di quei suoni. I Thompson scrivono testi permeati da storie d’amore, le più frequenti, le più normali: vittime delle illusioni dell’amore, traditi e traditori, affascinanti carogne che ingannano l’amato o l’amata ricevendo in ogni caso fiducia, fedeltà amore e passione.

Sono internazionali. Incidono in costosissimi studi di registrazione a Nassan nelle isole Bahamas e, bisogna dirlo, sono estremamente simpatici.

L’aspirazione dei “Thompson” è di divertirci dopo una parentesi davvero lunga di decadimento della disco-music; aspirano anche a guadagnare molto e abbastanza in fretta.

Capaci di shows unici, tutti giocati su ritmi miscelati con sintetizzatori e percussioni e con parti vocali sempre in bella evidenza, i Thompson ballano e zompano instancabilmente.

Curano con mania perfezionistica il palcoscenico, pullulante di decine e decine di coloratissimi spot che ben si confanno ai colori vivaci trasmessi dai Thompson Twins.

Marcello Nitti © Geophonìe

07.04.1983. E’ uscito il nuovo 33 dei Pig Bag

 

Corriere del Giorno, 07.04.1983

Seconda prova su vinile dei Pig Bag, gruppo nato dalle ceneri del Pop Group. Dopo “Dr.Meeckle and Mr. Jive”, i Pig Bag propongono “Leand an ear”, un disco che viene pubblicato in un momento particolarmente piatto di qualità musicali.

Intendiamoci. La miscela dei Pig Bag è immancabilmente frizzante: ritmi jazz mescolati in soluzioni fiatistiche molto convincenti. Ma tutto questo non basta ad elevare “Lend an ear”.

I Pig Bag rimangono soprattutto una “band live”. Le loro performance sono veri e propri appuntamenti di allegria e di gioa. Gli stessi  musicisti (sette), pieni di verve, comunicano brio e voglia di ballare.

Il gruppo è inglese e incide per la “Y Records”, una piccola etichetta alternativa. Vi anticipo che è in programma una piccola tournèe italiana. Non perdetevi duqneu questo nuovo incontro con i Pig Bag.

Marcello Nitti ©Geophonìe

09.04.1983. Bossanova e amore. A voi gli Antena

 

DISCHINOVITA’ / “Camino del Sol”

Corriere Del Giorno, 09.04.1983

Con l’ondata post-punk, centinaia di ragazzi, affascinati dal mito di un rapido successo, hanno imbracciato una chitarra e hanno subito cercato la strada dell’incisione discografica. A questo punto sono spuntati nuovi stili, nuove miscele musicali e non è stato trascurato alcun filone. Gli “Antena”, per esempio, sono belgi e amanti della bossanova e dei ritmi latini. Hanno proposto una versione della famosissima “The girl from Ipanema” ottenendo consensi in Francia, Svizzera e Belgio.

“Les disques du Crepuscule”, la loro attuale casa discografica, ha dato loro l’opportunità di incidere e pubblicare recentemente un mini-ellepì, decisamente splendido. La musica degli “Antena” è fatta per sognare, piena di tenui calori e ritmiche leggere e dolci. Il loro ultimo lavoro ha per titolo “Camino del sol” e narra di avventure amorose da trascorrere in hotel sulla riva del mare durante estati assolate.

Le due donne del gruppo (gli elementi sono tre in tutto), con le loro voci hanno sicuramente arricchito le composizioni che formano “Camino del sol”. Signori, è musica da ascoltare la prossima estate, quando andrete in calore; ma naturalmente è pure musica da non disprezzare in altre occasioni.

Non credo comunque che vi sarà mai un notevole successo commerciale per gli “Antena”. La loro rimarrà semplicemente musica (soave) per pochi eletti.

Marcello Nitti ©Geophonìe