DISCHINOVITA’ / New Order

 

Corriere Del Giorno, luglio 1983

Potere, corruzione e bugie

Confesso di avere grandi difficoltà nel parlare risparmiandomi in lodi del nuovo lavoro dei New Order. Nessuno di noi ha dimenticato la loro venuta a Taranto (19 giugno 1982) quando salutarono il pubblico con la promessa di ritornarvi. Per ora accontentiamoci di ascoltare il loro secondo album pubblicato in questi giorni in italia sotto il titolo “Power, corruption and lies” ovvero “Potere, corruzione e bugie”, con una splendida copertina che è poi una splendida natura morta (rose) custodita nella National Gallery di Londra.

Peter Hook (basso, chitarra), Gillian Gilbert (synths), David Morris (batteria) e Bernard Dickin (chitarra, voce) sono dunque tornati dopo diciotto mesi e al primo, intero ascolto del loro ultimo album si nota la riuscita alleanza che synths e chitarre hanno definitivamente conclamato.

Questa è musica che allaga di venti primavere le valli più profonde, “Leave me alone”, che sigla in maniera imperiale l’ellepì, è musica di piccole onde che rotolando sulla battigia. “Your silent face” non è altro che una poesia che scende giù come le gocce di pioggia alla finestra. “The village”, già proposta dal vivo a Taranto, è una ballata elettronica molto dolce, che ricorda volti di bimbi ammaliati dalle giostre. In “Ultraviolence” invece i toni si fanno più duri, i ritmi si moltiplicano e ne sortisce una cascata di colori. Ma è in “Age of consent” che nasce forte e netta la forza dei New Order e subito ti rammenti del loro passato: “Ceremony”, “Procession”, “Temptation” e “Dreams never end” e capisci che la loro è una colonna sonora che va bene a ciascun istante della tua vita.

Marcello Nitti © Geophonìe

19.06.1982. I New Order al Tursport

 

Corriere Del Giorno, 15.06.1982

Un altro spettacolare appuntamento con la musica rock al Tursport. Sabato 19 giugno saranno di scena nel palazzetto a San Vito i New Order in concerto. E’ sicuramente il gruppo rock attualmente più amato  e più seguito dai giovani appassionati a questo genere musicale. I New Order possono essere meglio ricordati come Joy Division, era questo il nome del complesso fino a due anni fa.

Dopo i Bauhaus, i New Order sono il secondo gruppo di fama mondiale a scendere qui a Taranto. E proprio a seguito del successo musicale e di incasi riscosso in quell’occasione, si prevede, con la serata di sabato 19 giugno, un secondo “pienone” nel palazzetto del Tursport.

Anche i New Order sono messaggeri di un tipo di rock piuttosto tagliente ma che suscita allo stesso tempo emozioni indimenticabili con una scenografia senza precedenti. Con il concerto di Taranto saranno in Italia per la prima volta. Già da numerosi centri della Puglia sono pervenute massicce prenotazioni da parte di giovani interessati ad un appuntamento musicale senza precedenti e di portata davvero mondiale. Lo spettacolo avrà inizio alle ore 22.

Marcello Nitti © Geophonìe

1983. David Bowie

 

Corriere Del Giorno, 1983

David Bowie, un singolo “riscaldato”

Durante il suo tour forse una tappa in Italia

Attesa tournèè di David Bowie, che ha pubblicato da pochi giorni il singolo “Let’s Dance”. Il prodotto è frutto di una collaborazone con Nile Rodgers, meglio conosciuto come il creatore degli “Chic”, che fra le altre cose ha scritto anche per Diana Ross ed altri. Il risultato è deludente per non dire fallimentare, e il singolo – che farà in ogni caso il giro del mondo – non è altro che una “song” di sette minuti con i tipici suoni alla “Chic”.

In definitiva un risultato di ovvia disco-music, che verrà dimenticato in poco tempo. Il retro del singolo contiene una versione inutile di “Putting Out Fire”. In colclusione è bene che attendiamo l’uscita del nuovo album, che a quanto informa la stampa americana si chiamerà come il singolo, “Let’s Dance”.

Per il suo giro europeo già molte sono le date stabilite. Il tour prevedeva tappe in Francia, Germania, Inghilterra, Olanda, Austria e forse in Italia, dove si sta studiando la possibilità di effettuare almeno uno spettacolo.

Per il momento in Italia ci saranno le esibizioni di gruppi come Polyrock (USA), Modern English e Blue Rondo a la Durk (GB). Come novità discografiche, tra le tante di questa primavera è da segnalare l’uscita del gruppo “Duet Emmo” meglio conosciuti come Lewie e Gilbert, ex Wire, che finalmente ci propongono suoni più accessibili e godibili. L’album è edito da Mute Record.

Marcello Nitti © Geophonìe

26.05.1983. David Bowie

 

 

Corriere Del Giorno, 26.05.1983

Una corte di miracoli per il bel Duca Bianco

Siamo andati a Monaco sulla rotta di David Bowie, l’indiscussa rockstar del momento.

Diecimila fans in una situazione da delirio. 

Bowie non ha centrato il concerto. E’ stato accompagnato da un gruppo di musicisti che ha deluso: non andava al di là di una bravura artigianale.

Lui è stato grande quando, impugnato il sax, ha intonato Modern Love.

 

MONACO – A cinque anni dalla sua ultima apparizione, è tornato il Duca Bianco. David Bowie si è riaffacciato sui palcoscenici il 18 maggio scorso, a Bruxelles, incensata alba dei riti di questa sua lunga tournèe mondiale.

Il 1983 sembra essere il suo anno “in”: due films di successo, presentati all’ultimo festival di Cannes (“The Hanger”) con Catherine Denevue e “Merry Christmas Mr. Lawrence” del giapponese Oshima); un album coprodotto con Nile Rodgers degli “Chic” e infine questa imponente escursione mondiale.

A Monaco, dove sono andato a vederlo, i biglietti erano esauriti da oltre due mesi, tolta una piccola scorta che il botteghino ha venduto centellinandola come si trattasse di diamanti (i prezzi alle stelle).

Quando sono giunto a Monaco – cuore del bifronte “continente Germania”, capitale della Baviera operaia – sapevo di assistere a qualcosa di storico. Premunitomi acquistando i biglietti di entrambe le serate (sabato 21 e domenica 22), la sera del sabato alle nove e un quarto, con soli 15 minuti di ritardo, nello strabbocchevole “Olimpiahalle” di avveniristica concezione, David Bowie fa il suo ingresso accolto dall’ovazione di forse 10-15mila spettatori. Echeggiano subito le prime note di “Jane Genie”, ma è un bluff. Ed ecco, poderose “star”, si accendono le luci: Bowie è addobbato con un abito verdeacqua, cravatta, bretelle e … la sua voce.

Non sono pochi a vederlo per la prima volta dal vivo. Assisto, in una situazione da delirio collettivo, a volti inebetiti, sorridenti, abbacinati. Non mi sfiora il minimo dubbio: qui lo amano tutti. Ti guardi intorno e vedi che ci sono molti italiani: Monaco, non dimentichiamolo, è zeppa di emigrati, è una metropoli industriale, una città formicolante di operai. Ad ogni brano la folla deliquia: “Heroes”, “Wild is the wind”, “Fashion”, “Let’s Dance”, il fortunatissimo singolo “Cat People” scritto con Giorgio Moroder. Ma il pezzo forte del primo tempo è indubbiamente “Scary Monsters”, siglato da un vibrare impazzito di luminosità verdi che ricordano non a caso il Super-ragno della canzone.

Ma piano piano ti accorgi che qualche cosa non va, non funziona. I musicisti sono poco interessati, vivono come in una situazione altra, esterna. Il batterista, Tony Thompson degli “Chic” porta soltanto il tempo e non è buono per suonare brani come “Ashes to Ashes” o “Hang on to yourself”. Il bassista Carmine Rojan sembra che non ci sia. E il chitarrista Earl Slick insegue il fantasma pendulo di Jimi Hendrix.

Si capisce subito che i musicisti sono solamente degli ottimi artigiani, degli ottimi mestieranti e che comunque non possono andare al di là dei loro profondi limiti creativi. Ergo: solo Bowie trascina un pubblico completamente eccitato alla sua vista.

Tuttavia va detto che il Duca Bianco non ha particolarmente centrato il suo concerto di Monaco. A suo vantaggio ha il fatto che il tutto è molto semplice, acqua e sapone, in un’epoca in cui si escogitano artifici di ogni colore pur di sbalordire. Indubbiamente la bravura di Bowie è venuta a galla, in tutta la sua potenza, specialmente nell’ultimo brano “Modern love”, in cui David ha suonato il sax alla grande.

Noi siamo sfiniti. Averlo visto è sempre una ricca esperienza. Col suo sorriso sottile si nasconde dietro una luna di cartapesta, se ne va e noi tutti a guardarci negli occhi e a camminare, di notte (notte fonda), fra semafori e lattine di birra.

Arrivederci Bowie, a Parigi, 8 giugno.

Marcello Nitti © Geophonìe

12.05.1983. Nick Heyward

 

 

 

Corriere Del Giorno, 12.05.1983

Il monarca Nick Heyward ha deciso, fa tutto da sé

Dopo aver abbandonato il gruppo “Haircut 100”. E’ uscito il suo singolo “Whistle down in the wind”. Non mancherà la polemica risposta del gruppo.

Nome assai strano quello degli “Haircut 100”, che tradotto è pari a dire “taglio di capelli cento”. In ogni caso siamo ormai abituati a cotanta stramberia. Gli Haircut 100 hanno a tutt’oggi pubblicato  un album e cinque singoli (1982). La loro musica era una miscela ben riuscita di vari stili musicali: samba, calipso, rock e pop, al punto da renderli unici e inconfondibili nei confini di quel sound.

Tutti brani di successo, tutti assai programmati in radio e in discoteca, ma, soprattutto, tutti firmati da Nick Heyward. Era lui in pratica il leader, l’archimede di quei successi e come solitamente accade ai monarchi assoluti – prima o poi sarebbe stato esautorato. La cronaca ci dice che mentre erano in corso le registrazioni di un secondo album Nick, giustamente, pretendeva che l’opera risultasse complessivamente di alto livello, senza limitarsi a produrre uno o due pezzi di successo e d’altro verso solo brani da dimenticare. Andò che l’egemonica presa di posizione di Nick sembrò tanto asfissiante che la realizzazione del lavoro fu interrotta (ma c’è ancora chi spera possa essere ripresa in coro). Nick salutando tutti lasciò il gruppo e si separò dal marchio “Haircut 100”, decidendo di seguire la propria strada.

A Londra, il Melody Maker e il New Musical Express hanno parlato a lungo di questa fronda da parte di Nick, non dimenticando di segnalare l’avvio quasi immediato del lavoro da solista dello stesso Heyward. Nick si fa accompagnare in studio da alcuni amici e, sorprendendo perfino i suoi vecchi “Haircut” prima ancora che essi si siano ripresi dalla sua perdita, pubblica il singolo “Whistle down in the wind”. Una pop song, stile Heyward al cento per cento. Mancano i fiati che lo hanno sempre contraddistinto: sono stati sostituiti però da un piano delizioso. E non c’è dubbio: la parte strumentale del brano è la più riuscita.

Non mancherà, crediamo, la risposta degli Haircut 100, che certo non hanno smarrito la voglia di successo. Anzi punteranno a far dimenticare l’esistenza di Nick ai suoi innumerevoli fans.

Marcello Nitti © Geophonìe