30.04.1983. Teardrop Explodes

Corriere Del Giorno, 30.04.1983

Noi orfani di Cope, rimasti senza lacrime.

Il grande autore ha detto “basta”. Dopo il successo di “Kilimanjaro” della “Goccia di lacrime che esplode”, è uscito un doppio 45 giri: l’ultimo.

E’ quasi sempre così. Le cose belle sono destinate a finire presto, molto presto. Julian Cope, cantore degli anni Ottanta, ha chiuso bottega con la sua più bella creazione, i “Teardrop Explodes”.

E adesso più che mai ci accorgiamo di quanto il gruppo di Liverpool sia stato determinante, in qualità di fenomeno musicale, in questi ultimi anni, insieme con gli “Echo and The Bunnymen” e i “Wah! Heat” di Pete Wylie. Anzi si può dire che questi tre gruppi abbiano costituito ossa, carne e anima di una musica profonda e spirituale. Non a caso qualcuno li battezzò gruppi della “nuova psichedelia”.

Dopo aver pubblicato alcuni singoli, i Teardrop Explodes proposero l’attesissimo “Kilimanjaro” nel quale erano contenuti i capolavori “Reward” , “Sleeping Gas” e “Treason”. In “Kilimanjaro” si poteva respirare un’aria di bosco, le composizioni erano piccoli gioielli di sincera umanità, Julian Cope rappresentava la massima espressione e la sua voce era quanto di più emozionante circolasse.

Purtroppo la sua personalità era preponderante e in seno al gruppo furono effettuate alcune sostituzioni. Si pensò che a “Kilimanjaro” non ci sarebbe stato degno seguito. Ma i fedeli di Cope si chiamavano Troy Tate e Dave Balfa, i quali con lo stesso Julian rimisero in piedi “La goccia di lacrima che esplode”. Fu un colpo fortunato. Nell’81 venne alla luce “Wilder” e questa volta le lacrime erano una, dieci, cento…

Tutti parlarono di santificazione: Julian Cope godeva del più sacrale dei rispetti e brani come “The  great dominions” o  “Tiny Children” lasciarono veramente versare lacrime di poesia.

A quel punto i Teardrop Explodes, o più semplicemente la creatura di Julian Cope, erano qualcosa di sacro. Adesso però Julian Cope ha detto basta. Troppi i conflitti con i suoi amici, troppa la paura. Così esce in questi giorni un epitaffio del gruppo in un doppio 45 giri che già il mio piatto sta consumando. Sperando che Julian Cope ci ripensi.

Marcello Nitti © Geophonìe

07.07.1983. Anno 1983: i Simple Minds.

 

Corriere del Giorno, 07.07.1983

A Taranto stasera il gruppo rock (Tursport) presenterà brani in anteprima assoluta.

Il concerto sarà registrato per un disco “live”.

Per i Simple Minds, quello di stasera alle 21,30 è il primo concerto nel meridione d’Italia. L’attesa, inutile nasconderlo, è enorme e febbrile. Lo spettacolo oltretutto giunge in un momento magico e congeniale ai Simple: il loro ultimo album “New Gold Dream” li ha definitivamente rivelati al pubblico italiano.

I Simple, in una parola, sono ormai familiari dappertutto, radio, tivù, quotidiani, riviste e, non ultime, le discoteche. Possiamo fornire qualche notizia di gustosa esclusività.

Anzitutto, nel pomeriggio di oggi, prima del concerto, i Simple Minds saranno protagonisti di un filmato che gireranno in proprio lungo gli arenili della nostra litoranea: pare che a questo proposito siano stati consigliati da un altro grande gruppo rock, i New Order, che lo scorso anno fecero tappa a Taranto.

Seconda interessante notizia, il concerto di stasera sarà interamente registrato per un evenutale inserimento di alcuni brani in un disco live ufficiale dei Simple.

 

Terza notizia, molto probabilmente a Taranto Jim Kerr (il cantante dei Simple Minds) proporrà nuovi brani che andranno a far parte del nuovo album. Kerr ha infatti dichiarato che Michael McNeil ha composto melodie nuove di zecca che saranno proposte in anteprima assoluta. Per ora è tutto. Non ci resta che salutarli di persona, i quattro scozzesi.

Marcello Nitti © Geophonìe.

MARC AND THE MAMBAS/ «Torment and Toreros»

 

 

Ecco il rock da corrida. Da Londra, però, giungono notizie di un certo disimpegno.

Eccolo in vetrina, «Torment and Toreros», opera sublime di Marc Almond o Marc and the Mambas. Per la verità, stando alle ultime notizie che giungono da Londra, i Soft Cell hanno cessato di esistere e così pure (forse) Marc and the Mambas.

Ma, senza nulla togliere alla ufficialità delle cose, torniamo a parlare di questo doppio album che era stato preceduto dall’ Lp «Black heart» e che ci propone un lavoro concept (a tema unico) esclusivamente basato sui costumi e sul folklore spagnolo.

Voglio subito dire che l’album è da non perdere e che appartiene a un Marc Almond al massimo della sua genialità compositiva.

Lui, che è nato nella pallida Inghilterra, ha saputo schiacciare perfettamente nei solchi di «Torment and Toreros» tutto il profumo dell’anima spagnola, grazie a composizioni attraversate da calde passionalità e amori incontrollabili che ci trasportano sulla sabbia dell’arena o nelle fragranti taverne spagnole lungo la costa. L’album contiene anche un remake di «The bulls” (i tori), amatissima composizione di Jacques Brel, e una miscellanea con «Narcissus, Gloomy Sunday e Vision», una composizione di Peter Hammill (vi ricordate dei Van der Graf Generator?).

Marc Almond si fa aiutare dai Mambas, abbiamo detto, e i Mambas sono: Annie Hogan a piano e voce, Steve Sherlock al sax e al flauto, Lee Jenkinson alla chitarra, al basso e alla batteria, più le «The Venomettes» che prevalentemente suonano gli archi di accompagnamento e Matt Johnson (alias The The) alla chitarra.

Volete conoscere qualche sensazione che suscita l’album? Cascate di colori, di umori, di serenità…

Marcello Nitti © Geophonìe

30.12.1983. Quella notte a Ginevra: Lowembrau e Snikefinger

 

Corriere Del Giorno, 30.12.1983

Il fatto che Snikefinger avrebbe tenuto un concerto (4 dicembre) al “Bouffon” di Ginevra, mi fece ritardare la partenza per l’Italia. La speranza era di assistere a qualcosa di particolare.

Il “Bouffon” è un locale gestito da giovani. Un bar con musica da sottofondo, pareti-graffiti e un’aula-concerti (che raccoglie non più di duecento spettatori).

Acquisto il biglietto. Mi tiene compagnia una “lowembrau”. Con aria interessata perlustro la sala fino ad incontrare e conoscere Laurence, una energica ragazza bionda. Laurence, per spirito di avventura, organizza i concerti (anche dal punto di vista economico).

Quando in sala non ci sono più di ottanta persone, salgono sul palco 7 elementi che immediatamente m i fanno ricordare la New York degli anni post-bellici. I nostri eroi indossano abiti scuri, smoking o frac. Prendono possesso dei rispettivi strumenti. “Snakefinger” colpisce ancora. Snakefinger ha sempre lavorato nella sua California: i suoi lavori sono bracciali di semplici pazzie elettroniche. Notevole il contributo dei misteriosi Residents.

Richard Marriot (sax tenore e trombone), Carl Beitel (sax tenore), Steven Kay (sax tenore e contralto), Eric Feldman (basso), Borghit Ryan (batteria), Youshua Ende (tastiere), Miguel Bertel (chitarra solista), Snikefinger (voce, chitarra e piano) danno vita ad uno spettacolo “vivo” ed eccitante. I visi dei ragazzi, divertiti. Qualcuno improvvisa balli “strampalati” al ritmo di quella musica “swingante”. Per un’ora e mezza Snakefinger trascina tutti noi nel magico mondo del blues. Propone brani dei più grandi talenti del vecchio ”rythm” : Muddy Waters, Buddy Guy, Tampa Red, Memphis Slim, Skip James, Howlin Wolf, Reverendo Johnson e altri ancora.

Marcello Nitti © Geophonìe

 

 

La new wave in lutto. Sciolti tre gruppi.

 

Come fulmini a ciel sereno rimbalzano d’Oltremanica notizie che lasciano increduli e senza parole. Tre dei maggiori gruppi d’Europa, tra i più amati e seguiti, hanno dichiarato di essersi sciolti.

Stiamo parlando dei Bauhaus, dei Soft Cell e dei Rip Rig & Panic. I Bauhaus hanno appena pubblicato “Burning from the inside” e David J., il bassista, in un’intervista rilasciata questa settimana, ha ammesso di avere già nel cassetto un nuovo lavoro e che Peter Muprhy molto probabilmente lavorerà con (udite! udite!) Alan Rankine degli Associates, mentre Kevin Haskins e Daniel Ash continueranno a lavorare insieme.

I Soft Cell si trovano d’altra parte all’apice del loro successo. Le agenzie italiane hanno sempre fatto il possibile per farli esibire in Italia e ora giunge notizia che Marc Almond non ci sta più.

Almond ha da parte sua dichiarato che la stampa britannica si è “macchiata” della colpa di non aver suffragato il suo lavoro come Marc And The Mambas con l’album “Tormentos and Toreadores”, preferendo il suo impegno con i Soft Cell. Ad ogni modo, a sentire lui, l’affare Soft Cell e Marc And The Mambas è chiuso per sempre.

I Rip Rig & Panic, dopo l’album “Attitude”, hanno preso ognuno la propria strada, lasciando la bocca amara agli affezionati. Ma non è finita qua. Anche i Kajagogo, quelli di “Too Shy” accusano una defezione: pare infatti che il cantante “zitto zitto” voglia fare qualcos’altro.

Si può affermare che la new wave perde almeno 3 gruppi fondamentali. In particolare i Bauhaus proprio adesso avevano consacrato il successo anche in campo cinematografico grazie a Tony Scotto, il regista di “Myriam si sveglia a mezzanotte”, con David Bowie e Catherine Deneuve.  Scotto ha infatti inserito nella colonna sonora del film l’inno dei Bauhaus “Bela Lugosi’s Dead”.

Marcello Nitti © Geophonìe