07.07.1983. Anno 1983: i Simple Minds.

 

Corriere del Giorno, 07.07.1983

A Taranto stasera il gruppo rock (Tursport) presenterà brani in anteprima assoluta.

Il concerto sarà registrato per un disco “live”.

Per i Simple Minds, quello di stasera alle 21,30 è il primo concerto nel meridione d’Italia. L’attesa, inutile nasconderlo, è enorme e febbrile. Lo spettacolo oltretutto giunge in un momento magico e congeniale ai Simple: il loro ultimo album “New Gold Dream” li ha definitivamente rivelati al pubblico italiano.

I Simple, in una parola, sono ormai familiari dappertutto, radio, tivù, quotidiani, riviste e, non ultime, le discoteche. Possiamo fornire qualche notizia di gustosa esclusività.

Anzitutto, nel pomeriggio di oggi, prima del concerto, i Simple Minds saranno protagonisti di un filmato che gireranno in proprio lungo gli arenili della nostra litoranea: pare che a questo proposito siano stati consigliati da un altro grande gruppo rock, i New Order, che lo scorso anno fecero tappa a Taranto.

Seconda interessante notizia, il concerto di stasera sarà interamente registrato per un evenutale inserimento di alcuni brani in un disco live ufficiale dei Simple.

 

Terza notizia, molto probabilmente a Taranto Jim Kerr (il cantante dei Simple Minds) proporrà nuovi brani che andranno a far parte del nuovo album. Kerr ha infatti dichiarato che Michael McNeil ha composto melodie nuove di zecca che saranno proposte in anteprima assoluta. Per ora è tutto. Non ci resta che salutarli di persona, i quattro scozzesi.

Marcello Nitti © Geophonìe.

MARC AND THE MAMBAS/ «Torment and Toreros»

 

 

Ecco il rock da corrida. Da Londra, però, giungono notizie di un certo disimpegno.

Eccolo in vetrina, «Torment and Toreros», opera sublime di Marc Almond o Marc and the Mambas. Per la verità, stando alle ultime notizie che giungono da Londra, i Soft Cell hanno cessato di esistere e così pure (forse) Marc and the Mambas.

Ma, senza nulla togliere alla ufficialità delle cose, torniamo a parlare di questo doppio album che era stato preceduto dall’ Lp «Black heart» e che ci propone un lavoro concept (a tema unico) esclusivamente basato sui costumi e sul folklore spagnolo.

Voglio subito dire che l’album è da non perdere e che appartiene a un Marc Almond al massimo della sua genialità compositiva.

Lui, che è nato nella pallida Inghilterra, ha saputo schiacciare perfettamente nei solchi di «Torment and Toreros» tutto il profumo dell’anima spagnola, grazie a composizioni attraversate da calde passionalità e amori incontrollabili che ci trasportano sulla sabbia dell’arena o nelle fragranti taverne spagnole lungo la costa. L’album contiene anche un remake di «The bulls” (i tori), amatissima composizione di Jacques Brel, e una miscellanea con «Narcissus, Gloomy Sunday e Vision», una composizione di Peter Hammill (vi ricordate dei Van der Graf Generator?).

Marc Almond si fa aiutare dai Mambas, abbiamo detto, e i Mambas sono: Annie Hogan a piano e voce, Steve Sherlock al sax e al flauto, Lee Jenkinson alla chitarra, al basso e alla batteria, più le «The Venomettes» che prevalentemente suonano gli archi di accompagnamento e Matt Johnson (alias The The) alla chitarra.

Volete conoscere qualche sensazione che suscita l’album? Cascate di colori, di umori, di serenità…

Marcello Nitti © Geophonìe

30.12.1983. Quella notte a Ginevra: Lowembrau e Snikefinger

 

Corriere Del Giorno, 30.12.1983

Il fatto che Snikefinger avrebbe tenuto un concerto (4 dicembre) al “Bouffon” di Ginevra, mi fece ritardare la partenza per l’Italia. La speranza era di assistere a qualcosa di particolare.

Il “Bouffon” è un locale gestito da giovani. Un bar con musica da sottofondo, pareti-graffiti e un’aula-concerti (che raccoglie non più di duecento spettatori).

Acquisto il biglietto. Mi tiene compagnia una “lowembrau”. Con aria interessata perlustro la sala fino ad incontrare e conoscere Laurence, una energica ragazza bionda. Laurence, per spirito di avventura, organizza i concerti (anche dal punto di vista economico).

Quando in sala non ci sono più di ottanta persone, salgono sul palco 7 elementi che immediatamente m i fanno ricordare la New York degli anni post-bellici. I nostri eroi indossano abiti scuri, smoking o frac. Prendono possesso dei rispettivi strumenti. “Snakefinger” colpisce ancora. Snakefinger ha sempre lavorato nella sua California: i suoi lavori sono bracciali di semplici pazzie elettroniche. Notevole il contributo dei misteriosi Residents.

Richard Marriot (sax tenore e trombone), Carl Beitel (sax tenore), Steven Kay (sax tenore e contralto), Eric Feldman (basso), Borghit Ryan (batteria), Youshua Ende (tastiere), Miguel Bertel (chitarra solista), Snikefinger (voce, chitarra e piano) danno vita ad uno spettacolo “vivo” ed eccitante. I visi dei ragazzi, divertiti. Qualcuno improvvisa balli “strampalati” al ritmo di quella musica “swingante”. Per un’ora e mezza Snakefinger trascina tutti noi nel magico mondo del blues. Propone brani dei più grandi talenti del vecchio ”rythm” : Muddy Waters, Buddy Guy, Tampa Red, Memphis Slim, Skip James, Howlin Wolf, Reverendo Johnson e altri ancora.

Marcello Nitti © Geophonìe

 

 

La new wave in lutto. Sciolti tre gruppi.

 

Come fulmini a ciel sereno rimbalzano d’Oltremanica notizie che lasciano increduli e senza parole. Tre dei maggiori gruppi d’Europa, tra i più amati e seguiti, hanno dichiarato di essersi sciolti.

Stiamo parlando dei Bauhaus, dei Soft Cell e dei Rip Rig & Panic. I Bauhaus hanno appena pubblicato “Burning from the inside” e David J., il bassista, in un’intervista rilasciata questa settimana, ha ammesso di avere già nel cassetto un nuovo lavoro e che Peter Muprhy molto probabilmente lavorerà con (udite! udite!) Alan Rankine degli Associates, mentre Kevin Haskins e Daniel Ash continueranno a lavorare insieme.

I Soft Cell si trovano d’altra parte all’apice del loro successo. Le agenzie italiane hanno sempre fatto il possibile per farli esibire in Italia e ora giunge notizia che Marc Almond non ci sta più.

Almond ha da parte sua dichiarato che la stampa britannica si è “macchiata” della colpa di non aver suffragato il suo lavoro come Marc And The Mambas con l’album “Tormentos and Toreadores”, preferendo il suo impegno con i Soft Cell. Ad ogni modo, a sentire lui, l’affare Soft Cell e Marc And The Mambas è chiuso per sempre.

I Rip Rig & Panic, dopo l’album “Attitude”, hanno preso ognuno la propria strada, lasciando la bocca amara agli affezionati. Ma non è finita qua. Anche i Kajagogo, quelli di “Too Shy” accusano una defezione: pare infatti che il cantante “zitto zitto” voglia fare qualcos’altro.

Si può affermare che la new wave perde almeno 3 gruppi fondamentali. In particolare i Bauhaus proprio adesso avevano consacrato il successo anche in campo cinematografico grazie a Tony Scotto, il regista di “Myriam si sveglia a mezzanotte”, con David Bowie e Catherine Deneuve.  Scotto ha infatti inserito nella colonna sonora del film l’inno dei Bauhaus “Bela Lugosi’s Dead”.

Marcello Nitti © Geophonìe

I magnifici tre: Depeche, Hey! Elastica, Soft Cell

 

Periodo prenatalizio e di conseguenza le “label” cercano in tutti i modi di piazzare il singolo che potrebbe avere un immediato successo.

Di singoli, in verità, ne sono stati pubblicati a decine, dei più svariati stili e miscele musicali: funk-rock, rock-disco,e via dicendo. Ma quello che più sconcerta è il preoccupante dilagare di singoli fatti per essere ascoltati e ballati in discoteca, a parte pochi eletti.

Anche i magnifici New Order hanno il loro singolo in testa alla classifiche inglesi, quel “Confusion” che ha spaccato i grandi nostalgici dei Joy Division.

Un nuovo gruppo che  ancora non riesce a pubblicare un album, ma che ha prodotto tre E.P. è “Hey! Elastica”, nome buffo e simpatico per un gruppo di quattro ragazzotti (prima erano in sei): Bee Mc Vicar, Shez, Giles e Samantha Swanson, coprotagonisti di “Party Games”, il loro pezzo forte. Il brano è ben strutturato e possiede una poderosa sezione ritmica molto rock anno 80 dove vengono innestate le voci e i cori delle ragazze, in ampio stile americano. Il tutto risulta godibilissimo e assai ballabile, a tratti swingante per la bella presenza dei fiati. La produzione è opera di Martin Rushent, già con gli Human Leauge e Alfred Images. Credo che Martin voglia portare al successo anche questo gruppo, sostituendosi al vecchio produttore Tony Visconti che tutti voi ricorderete come braccio destro di Bowie.

Altro singolo che merita nota è quello dei Depeche Mode, gruppo che da poco ha concluso una tournee in Italia. Il singolo in questione è “Love in itself”, già contenuto nell’ultimo album. La novità sta nel lato “b”, che ruota straordinariamente a 33 giri invece dei consueti 45 e contiene ben 4 brani dal vivo, registrati a Londra il 25 ottobre dello scorso anno (“Just can’t get enough”, “A photograph of you”, “Shout”, “Photografic”). Inutile dire che questi menestrelli dell’elettronica hanno indiscussa padronanza del proprio sound e che ogni disco è un saggio di dolci e allegre ballate elettroniche con il gusto del bambino supereducato. Un singolo per collezionisti, in definitiva.

E per concludere, un singolo del Soft Cell, a mio parere il gruppo più sapido dell’elettronica pop inglese. Dopo le dichiarazioni di scioglimento del duo per iniziativa di Marc Almond, la loro “label” pubblica questo “Soul Inside” registrato sicuramente in tempo di pace, ma che mostra un Almond nervoso e accigliato. Ne viene fuori un brano inquieto ma ricco dei soliti “celliani” che hanno ormai consacrato i “Soft Cell” come gruppo pop-elettronico degli Anni ’80. Sul retro due delizione novità: una nuova versione di “Loving you – hating me”, già inclusa nel felice album “The art of falling apart” (qui completamente remixata) e infine una versione della colonna sonora del film “Si vive solo due volte” (James Bond). Buon Ascolto.

Marcello Nitti © Geophonìe