Il fatto che Snikefinger avrebbe tenuto un concerto (4 dicembre) al “Bouffon” di Ginevra, mi fece ritardare la partenza per l’Italia. La speranza era di assistere a qualcosa di particolare.
Il “Bouffon” è un locale gestito da giovani. Un bar con musica da sottofondo, pareti-graffiti e un’aula-concerti (che raccoglie non più di duecento spettatori).
Acquisto il biglietto. Mi tiene compagnia una “lowembrau”. Con aria interessata perlustro la sala fino ad incontrare e conoscere Laurence, una energica ragazza bionda. Laurence, per spirito di avventura, organizza i concerti (anche dal punto di vista economico).
Quando in sala non ci sono più di ottanta persone, salgono sul palco 7 elementi che immediatamente m i fanno ricordare la New York degli anni post-bellici. I nostri eroi indossano abiti scuri, smoking o frac. Prendono possesso dei rispettivi strumenti. “Snakefinger” colpisce ancora. Snakefinger ha sempre lavorato nella sua California: i suoi lavori sono bracciali di semplici pazzie elettroniche. Notevole il contributo dei misteriosi Residents.
Richard Marriot (sax tenore e trombone), Carl Beitel (sax tenore), Steven Kay (sax tenore e contralto), Eric Feldman (basso), Borghit Ryan (batteria), Youshua Ende (tastiere), Miguel Bertel (chitarra solista), Snikefinger (voce, chitarra e piano) danno vita ad uno spettacolo “vivo” ed eccitante. I visi dei ragazzi, divertiti. Qualcuno improvvisa balli “strampalati” al ritmo di quella musica “swingante”. Per un’ora e mezza Snakefinger trascina tutti noi nel magico mondo del blues. Propone brani dei più grandi talenti del vecchio ”rythm” : Muddy Waters, Buddy Guy, Tampa Red, Memphis Slim, Skip James, Howlin Wolf, Reverendo Johnson e altri ancora.
Marcello Nitti © Geophonìe